Raid Usa in Siria e Iraq: 39 morti e una lunga scia di accuse. Biden: la nostra reazione non è conclusa

3 Feb 2024 17:41 - di Redazione
Raid Usa

Il bollettino degli attacchi degli Stati Uniti in Siria e Iraq per colpire le milizie alleate dell’Iran aggiorna i suoi drammatici dati: è salito a 39 il numero delle vittime nei raid condotti ieri sera dagli Stati Uniti su postazioni delle milizie filoiraniane in Iraq e Siria, considerate responsabili della morte di tre soldati americani in un attacco una settimana fa contro una base in Giordania. Secondo il direttore dell’Osservatore siriano per i diritti umani, Rami Abdulrahman, 23 persone sono rimaste uccise in Siria, mentre le Forze di mobilitazione popolare iraniana hanno denunciato la morte di 16 persone, tra medici e combattenti.

Raid Usa in Siria e Iraq: 39 morti

Gli echi della rappresaglia promessa dal presidente Joe Biden dopo l’uccisione di tre militari statunitensi al confine tra Giordania e Siria continuano dalla notte scorse a far deflagrare recriminazioni e polemiche. Intanto, si contano le vittime sul campo, dopo gli attacchi sferrati dagli Usa su 85 obiettivi dei raid. Una risposta di fuoco che ha visto sganciare 125 bombe ad alto potenziale. Eppure, nonostante la veemenza dell’offensiva, la Casa Bianca ha fatto comunque sapere che «non vuole la guerra con l’Iran» e che non attaccherà Teheran.

Nei radar Usa centri di intelligence, depositi e strutture logistiche

«Le strutture colpite – si legge allora in un comunicato ufficiale delle forze del Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom) che riporta il Tgcom24 – includevano operazioni di comando e controllo, centri, centri di intelligence, razzi e missili e depositi di veicoli aerei senza pilota e strutture logistiche e della catena di approvvigionamento di munizioni dei gruppi di milizie e dei loro sponsor dell’Irgc che hanno facilitato gli attacchi contro le forze statunitensi e della coalizione».

Raid Usa in Siria e Iraq, Baghdad convoca l’incaricato d’affari Usa a Baghdad

Intanto, mentre il caso infiamma lo scacchiere internazionale, il ministero degli Esteri iracheno ha convocato l’incaricato d’affari Usa a Baghdad, David Burger, per presentare una nota di protesta contro i raid Usa. Un attacco che, secondo quanto riferisce al Jazeera, viene definito in una dichiarazione del ministero «un’aggressione americana». E non che le cose vadano meglio in terra statunitense dove, in queste ore, i repubblicani hanno reagito duramente alla decisione di Biden sugli attacchi e alle dichiarazioni rilasciate per motivarli.

Usa, i repubblicani (ma non solo) criticano Biden: «Raid tardivi e troppo annunciati»

«La tragica morte di 3 militari Usa in Giordania, per mano di milizie filoiraniane, domandava una risposta chiara e potente. Sfortunatamente, l’amministrazione ha aspettato una settimana e ha comunicato al mondo, Iran compreso, la natura della nostra risposta», ha sostenuto lo Speaker repubblicano, Mike Johnson, che ha criticato modi e tempi dei raid ordinati da Joe Biden la notte scorsa. Secondo il repubblicano allora, «le eccessive esternazioni pubbliche hanno minato la nostra capacità di mettere una fine decisiva alla quantità di attacchi subiti negli ultimi mesi», con un riferimento agli oltre 160 attacchi condotti contro le forze Usa in Iraq e Siria a partire dal 7 ottobre.

I senatori Usa, la risposta dell’amministrazione Biden «disastrosa al punto da essere pericolosa»

Non solo. Attacchi sono arrivati anche da senatori come Dan Sullivan, che ha definito la risposta dell’amministrazione Biden «disastrosa al punto da essere pericolosa», e Tom Cotton che, pur riconoscendo nei raid «un successo tattico», ha espresso dei dubbi che possano raggiungere «un successo strategico».

La replica di Biden: «La nostra reazione non è conclusa»

Ma spetta a Biden l’ultima parola. E così il presidente americano, incassate le critiche e replicato ad accuse e dubbi, ha affermato che, sebbene gli Stati Uniti non «cerchino il conflitto» in Medio Oriente, risponderanno se viene toccato «un americano». «La nostra risposta è iniziata oggi. Continuerà nei tempi e nei luoghi di nostra scelta», ha rilanciato il Presidente americano. Concludendo: «Gli Stati Uniti non cercano il conflitto in Medio Oriente o in qualsiasi altra parte del mondo», ha detto Biden. «Ma tutti coloro che potrebbero cercare di farci del male sappiano questo: se fai del male a un americano, risponderemo».

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