Pd, la purga è servita: votata all’unanimità la rimozione della Bigon, contraria all’eutanasia
E’ finita nel modo peggiore: con una mozione votata all’unanimità, la sezione locale del Pd ha rimosso dal suo incarico Anna Maria Bigon, già vicesegretaria Dem a Verona, nonché consigliere regionale. La sua colpa? Aver fatto bocciare, con la sua astensione, il progetto di legge sul fine vita in Consiglio regionale del Veneto sostenuto anche dal governatore leghista Luca Zaia. La mozione approvata in modo plebiscitario ha accolto la richiesta del segretario veronese Franco Bonfante, regista della purga staliniana nel partito della Schlein. “Sono esterrefatta dalla scelta del partito”, è stato il primo commento della Bigon a Repubblica.
Processo “kafkiano” del Pd ad Anna Maria Bigon sull’eutanasia
Quello andato in scena ieri a Verona è stato un vero e proprio processo “kafkiano”. A quanto pare il segretario Bonfante ha paragonato la discussione su cui si era accesa la polemica a quelle che si erano aperte ai tempi dei referendum sul divorzio e sull’aborto, escludendo una contrapposizione fra cattolici e laici in materia. Il 16 gennaio scorso il consiglio regionale del Veneto era stato chiamato, primo in Italia, a esprimersi sulla proposta di legge dell’associazione Coscioni che riprende la sentenza della Corte costituzionale in tema di fine vita.
Il presidente Luca Zaia e una buona parte della Lega che fa riferimento alla sua corrente hanno votato a favore, mentre Fratelli d’Italia e Forza Italia si erano espressi contro. La votazione si era conclusa con un 25 a 25, con la bocciatura del testo, grazie alla decisiva astensione della Bigon. Nonostante la solidarietà incassata da un big del Pd, Graziano Delrio, suo mentore politico, la vicesegretaria del Pd di Verona era stata sospesa senza troppi fronzoli, fino alla rimozione di ieri. “Non credo nelle sanzioni disciplinari su temi etici ed è corretto che sia lasciata libertà di voto ma chi la pratica deve essere consapevole delle conseguenze politiche, a maggior ragione se vi erano alternative, come l’uscita dall’aula con una dichiarazione esplicativa”, ha spiegato Bonfante, secondo quanto riporta Repubblica. Il risultato della mozione non lascia spazio ai dubbi: 46 voti a favore, 2 astenuti e 1 contrari. Nel Pd dissentire non è concesso, tantomeno sull’eutanasia. Ma la Bigon rischia di esplodere come una bomba nel Veneto, visto che lei è anche vicepresidente della Commissione consiliare Sanità in Veneto. In quella sede rappresenta quindi non solo il Pd ma anche tutte le altre forze del centrosinistra. Le chiederanno di dimettersi anche da lì?
L’atto di accusa della consigliera
“La mia è stata una decisione condivisa con il gruppo consiliare, nel pieno rispetto dello statuto del Pd e del mio ruolo di Consigliera. Uscire dall’aula non era una decisione “neutra”, significava un sì o un no determinato dalle decisioni di altri. Ho scelto di astenermi in accordo con i miei colleghi. La libertà di coscienza esiste non solo quando è ininfluente, esiste anche quando può incidere sulla linea della maggioranza”, ha scritto in una lettera aperta la Bigon a un giornale locale.
Un possibile caso anche in Lombardia?
C’è tensione, sul tema dell’eutanasia, anche in Lombardia: il 12 febbraio arriverà la decisione sull’ammissibilità della proposta di legge popolare sul fine vita in Lombardia. Il 5 febbraio, infatti, i responsabili dell’associazione Luca Coscioni, promotrice del progetto di legge, saranno sentiti in audizione dall’ufficio di presidenza del consiglio regionale. Lo hanno deciso i membri: il presidente Federico Romani (Fdi), i vice presidenti Giacomo Consentino (lista Fontana) e Emilio Del Bono (Pd) e i consiglieri segretari Alessandra Cappellari (Lega) e Jacopo Scandella (Pd). Si spaccherà il Pd anche lì?