Polito: “I cattolici sono in schiavitù nel Pd di Schlein. Le case adatte a loro stanno tutte dall’altra parte”

31 Gen 2024 10:05 - di Sveva Ferri
cattolici pd

In un articolo sul Corriere della Sera di oggi Antonio Polito affronta la questione dei “Dubbi e disagi dei cattolici Pd”, come recita il titolo. Si tratta, in realtà, di un tema ormai antico, che però è tornato di strettissima attualità dopo il caso della consigliera veneta Anna Maria Bigon, che si è rifiutata di sottostare ai diktat del partito e con la sua astensione ha bloccato la legge regionale sul fine vita. Un episodio che ha ricapultato la sinistra ai tempi in cui, ormai diciotto anni fa, “sui Pacs, poi Dico, insomma le unioni di fatto, rischiò di cadere il governo Prodi, e forse dalla paura non si riprese mai più”. “I ‘cattolici adulti’ – scrive Polito – si son fatti vecchi, ma nel Pd stanno ancora a litigare sulla bioetica. Come se nulla fosse”. Lo stesso tema, oggi, è stato affrontato anche da Stefano Folli su Repubblica, in un articolo dal titolo pressoché identico: “Il Pd e il disagio dei cattolici”.

La disastrosa gestione del caso veneto da parte di Schlein

Polito, dopo aver ricordato la vicenda veneta, sottolinea come a renderla una bomba in casa dem sia stata in effetti la presa di posizione di Elly Schlein, secondo la quale il fatto che Bigon si sia rifiutata di uscire dall’Aula, come le aveva chiesto il partito, rappresenta “una ferita”. “In sostanza un appello all’antica ‘disciplina di Partito’, con la P maiuscola, dal più imprevedibile dei pulpiti”, scrive il giornalista, riportando le posizioni di quanti, tra notabili dem e padri nobili, hanno ricordato che sui temi etici e sulla libertà di coscienza che dovrebbe accompagnarli “non c’è disciplina che tenga”. Da Romano Prodi a Graziano Delrio, da Giuseppe Castagnetti a Lorenzo Guerini, fino a Debora Serracchiani il caso veneto ha riportato il Pd non solo sull’orlo di una crisi di nervi, ma anche a misurarsi nuovamente con lo spettro della scissione. “Chiariamoci, se il mio partito, nato per essere custode dell’incontro tra i valori dell’umanesimo cristiano e di quello socialista, diventa una copia del Partito radicale, che pure molto rispetto, allora non mi sentirei più a casa mia”, è l’avvertimento di Delrio riportato nell’articolo.

Polito. “I cattolici sono in schiavitù nel Pd di Elly, dopo le europee possibile un esodo”

Il punto è, sottolinea ancora Polito, che questi cattolici dem, esuli in casa propria, non saprebbero dove andare, perché “un po’ alla volta, di case adatte ai cattolici in politica ne son rimaste ben poche, e stanno tutte dall’altra parte”. Ma con una Forza Italia, sostiene, che aderisce sì ai Popolari europei “ma insomma, di valori non si occupa poi molto”, bisognerebbe guardare a Giorgia Meloni, “che ha messo Roccella alla famiglia, ma è troppo di destra per gli eredi di Moro e Andreatta”. “Tra l’altro”, prosegue il giornalista citando Guerini, “il cattolicesimo democratico non è solo difesa della vita, ‘ma anche tante altre cose, liberaldemocrazia, economia sociale di mercato, scelta europea e atlantica’. Alla fine, dalla Schlein lo divide più l’Ucraina che il Veneto”. Quanto al centro, poi, “una volta era accogliente perché moderato e cristiano”, mentre “oggi dei tre tronconi rimasti, Renzi, Calenda e Bonino, uno è più laicista dell’altro, e tutti e tre in Europa stanno con Macron”. Per questo, secondo Polito, i cattolici “almeno fino alle Europee”, resteranno “in schiavitù nel Pd di Elly”. Poi si vedrà: “Se questo Centro fallisse nelle urne, e per conseguenza ne nascesse uno nuovo, magari un Esodo si può organizzare. Ammesso che trovino un Mosè”.

Stefano Folli: “I cattolici Pd si sentono messi nell’armadio in favore di un confuso radicalismo”

Lo stesso tema lo ha affrontato anche Stefano Folli su Repubblica, che sebbene non prefiguri una scissione, delinea un quadro forse ancora più drammatico per il Pd. “S’intende, i cattolici non pensano in alcun modo di spostarsi verso una nuova forza cattolica tutta da inventare, una forza che non avrebbe le ali per volare”, scrive Folli, sottolineando che “il punto è un altro e tocca l’identità del Pd: se non riesce a rappresentare un ventaglio di stati d’animo e sentimenti anche molto diversi, tenendo fermi al tempo stesso alcuni capisaldi dell’azione quotidiana, in politica interna come in politica estera, il partito si consegna a una funzione minoritaria. Ed è destinato alla sconfitta. Prodi lo dice chiaro: Giorgia Meloni e FdI sembrano imbattibili non tanto per l’azione di governo, che non è certo entusiasmante, quanto per l’assenza di una opposizione credibile. Quindi il disagio dei cattolici nel Pd, segnalato da Castagnetti, non va sottovalutato perché è la spia di un malessere del ‘Paese profondo’ che si sente messo nell’armadio dei ricordi in favore di un confuso radicalismo”.

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