Mutilazioni genitali femminili: convegno in Senato su una barbarie che in Italia conta 90mila vittime
L’orrore delle mutilazioni genitali femminili tocca anche l’Italia, con circa 90mila donne, giovani e giovanissime: un’emergenza su cui anche i legislatori hanno il dovere di intervenire. È una delle priorità emerse dal convegno “Restituiamo la dignità alle donne mutilate”, organizzato presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani su iniziativa del senatore di FdI Marco Scurria, e promosso da Benedetta Paravia, portavoce della onlus Angels.
Scurria: “Esistono paletti di civiltà che non vanno travalicati”
«Esistono paletti di civiltà oltre i quali non si può andare. Non ci sono se, non ci sono ma, non ci sono giustificazioni», dice Scurria, segretario della Commissione Politiche Ue di Palazzo Madama, ricordando che non esiste «un aspetto culturale o religioso che possa giustificare una pratica che vuole cancellare l’identità delle donne e la loro capacità di relazione».
L’attenzione del governo è altissima, sottolinea Federico Mollicone (FdI), presidente della Commissione Cultura della Camera ricordando che l’anno scorso «la missione italiana all’Onu in occasione della Giornata delle mutilazioni genitali femminili ha organizzato un conferenza specifica con il Burkina Faso». «Questa pratica deve essere contrastata con coraggio – aggiunge – dobbiamo proseguire a investire anche nella formazione del personale sanitario per garantire un appropriato standard di intervento anche per prevenire questa pratica e garantire il diritto delle donne a essere libere.E la prevenzione passa anche attraverso la cultura».
Campione (FdI): “Vanno coinvolti anche gli uomini”
Per Susanna Campione, componente Commissione giustizia del Senato e della Commissione Bicamerale d’Inchiesta sul Femminicidio, «le mutilazioni sono la forma di violenza più cruenta che si possa praticare su una donna, in primo luogo perché è permanente, quindi è una sottomissione permanente della donna, e poi per il fine che ha di rendere la donna accettata da un gruppo sociale». «Occorre migliorare la legge che se ne occupa – aggiunge la senatrice di Fratelli d’Italia – perché «dovremmo migliorare l’azione penale. Ma questo non basta. Sicuramente bisogna siano coinvolte scuola e società civile, affrontando il problema delle false credenze religiose. È molto importante infine coinvolgere anche gli uomini perché è un problema che riguarda tutti».
«Le donne devono dare vita alle forme della vita, ma poiché èp un potere grandissimo, togliere il pacere di dare vita alle forme di vita e controllare quel potere è una modalita’ che ha dato vita al mondo delle donne pure e quello delle donne che non lo sono», spiega la psicoterapeuta Maria Rita Parsi.
«Nonostante la legge n.7/2006 le vittime non parlano – spiega Benedetta Paravia della Onlus Angels – e non si può perseguire questo crimine se le vittime non denunciano. Vogliamo attuare un cambiamento culturale con Women in love perché grazie al cambiamento culturale e alle persone che vengono informate di questo orribile fenomeno sommerso potremo salvare le donne e le bambine». Senza contare che per i 4 mila crimini stimati l’anno che avvengono in clandestinità in Italia non si riesce ad applicare la pena prevista (reclusione da tre a sette anni).
Per la giornalista di Mediaset Ida Molaro, «il corpo della donna è da sempre oggetto di guerra. In tutte le guerre, se distruggi la donna, distruggi la vita. È un aspetto che raccontiamo difficilmente», per poi riconoscere che «come giornalisti non sempre siamo all’altezza». Un momento drammatico, ma allo stesso momento di grande speranza è stato donato alla platea dala professoressa Aurora Almadori, medico chirurgo specializzata in ricostruzione post mutilazioni genitali. «Ho iniziato nel 2005, opero sia in Inghilterra che in Italia ed è un grande dilemma per noi medici, perché dobbiamo rispettare le normative che ci sono, ma rispettando i pazienti». La professoressa Almadori ha illustrato alcune tecniche di «ricostruzione con cellule staminali» e la delicatezza di un lavoro impegnativo anche sul piano economico. «Tutte le spese sono sulle spalle di associazioni come Angels, che coprono questi interventi. Stiamo facendo in modo che questo tipo di chirurgia sia disponibile sempre per più donne».
Benedetta Paravia ha anche annunciato che breve l’associazione potrà celebrare il primo intervento su una ragazza di 19 anni arrivata in Italia a cinque anni già infibulata e che potrà riavere la sua dignità di donna grazie all’intervento della dottoressa Almadori.