L’intervista. Il blogger anti-Putin: “La morte di Navalny era scritta. Ed è un messaggio anche all’Occidente”
“Non credo che conosceremo mai davvero i dettagli della morte, forse solo tra 30 anni, nei libri di storia, o forse neanche allora. Possiamo fare ipotesi, ma ciò che è certo è che Navalny era stato condannato a morte, che tutto per il regime di Putin doveva portare a questo punto”. Tommy N. D. è un vlogger russo che dal suo canale youtube non smette di commentare ciò che accade in Russia, il Paese in cui è nato e dal quale poi si è trasferito in Italia per non farvi più ritorno negli ultimi anni. Tommy non è il suo vero nome e tende a non dare informazioni precise che lo riguardino. Ma ci mette la faccia e la voce, da quando a seguito dell’invasione russa in Ucraina ha sentito l’impellenza di fare qualcosa, “altrimenti non sarei stato a posto con la mia coscienza”. Così in queste ore ha denunciato le condizioni delle carceri russe e, in particolare, di quelle celle di isolamento in cui anche Navalny è stato tenuto a lungo. Condizioni disumane, che tendono all’annientamento. Nel video Tommy si sofferma sull’ipotesi dell’avvelenamento, sposata anche dalla moglie di Navalny, ma non rigetta quella avanzata dall’attivista Vladimir Osechkin e rilanciata dal Times di ”un pugno al cuore, in perfetto stile Kgb”. “Questi dettagli non li sapremo mai”, ribadisce, ma sappiamo che “c’è stata un’accelerazione rispetto a una fine che era scritta”.
Lei ha messo in relazione questa “accelerazione” che ha portato alla morte di Navalny con le imminenti elezioni in Russia. Ma si tratta di un evento che evidentemente avrebbe suscitato delle reazioni, Putin cosa voleva ottenere?
Intanto, secondo me si tratta di un segnale di debolezza di Putin, che ormai, dopo quasi 25 anni di potere, è diventato paranoico un po’ come Stalin negli ultimi anni. Prima dell’elezione sente la necessità di fare piazza pulita di qualsiasi tipo di opposizione, vede una minaccia in chiunque. A noi provocare la morte di Navalny non sembra un evento razionale, ma nel suo mondo lo è. Putin è circondato da un apparato di funzionari e servizi segreti che deve giustificare la propria esistenza creando minacce e che è il suo filtro su tutto. Lui non usa neanche internet. Vive in questo mondo creato dagli apparati, ed essendo lui un ex Kgb è completamente immerso in quella mentalità, crede che il suo potere si fondi sui servizi segreti. Probabilmente il solo fatto che Navalny esistesse gli è stato presentato come una minaccia enorme. In più Putin è anche una persona vendicativa, e questa componente non va sottovalutata. Negli ultimi giorni è stato anche assassinato in Spagna Maxim Kuzminov, un ex pilota che aveva disertato.
Ha letto della morte, pare per suicidio, del blogger militare Andrey Morozov, dopo che aveva denunciato le gravissime perdite russe ad Avdiivka?
Lui però non era un oppositore, non criticava il regime per i suoi crimini, ma perché non erano abbastanza atroci: perché la Russia non è abbastanza efficace in guerra, i soldati non sono adeguatamente equipaggiati, le tattiche non funzionano. Non so dire se si sia suicidato davvero o se l’abbiano ammazzato inscenando il suicidio. Comunque, non lo escluderei. Si inserirebbe perfettamente nel quadro. Tra l’altro, quel tipo di contestazioni, quelle che vengono da chi ne sposa la causa, sono più fastidiose per il regime perché queste persone sono molto ascoltate dai sostenitori di Putin.
Nella popolazione russa c’è stanchezza per la guerra?
L’idea che mi sono fatto io, sentendo i contatti che ho in Russia, è che la società sia spaccata a metà tra chi vuole che la guerra vada avanti fino in fondo e tra chi è stanco. Tra questi ultimi però solo una parte lo è per questioni ideali. Poi ci sono quelli che non la vogliono più per questioni personali o economiche, perché non vogliono che i figli vadano al fronte, perché i prezzi sono aumentati o anche solo perché non possono più venire in vacanza in Europa. Comunque dall’inizio della guerra il sostegno è calato.
Esiste la possibilità che la Russia diventi un Paese libero o più libero?
Io sono un cittadino russo e mi addolora doverlo dire, ma dopo l’invasione dell’Ucraina e l’uccisione di Navalny non credo che sia possibile una transizione pacifica per la Russia di Putin. Con la morte di Navalny lui ha mandato un messaggio chiaro a quella Russia che vorrebbe vivere libera, e alla quale io appartengo, e anche all’Occidente: è una dichiarazione di guerra, non si può trattare. Le dico questo: il 99% di quelle persone che scesero in piazza dopo l’invasione è stato punito. Qualcuno incarcerato, qualcuno sparito, qualcuno ha perso il lavoro, qualcuno è stato mutilato. Solo per essere sceso in piazza con un cartello o uno striscione. In un Paese così cambiare qualcosa pacificamente è impossibile.
La sconfitta di Putin passa per la vittoria dell’Ucraina?
Io credo che Putin non si fermerà se non quando sarà sconfitto militarmente. Per me è difficile dirlo, strapparmi dal cuore questa cosa qua, ma vedo un’analogia inquietante con la Germania nazista: prima ci sono stati i delitti politici, poi l’annessione dell’Austria, poi la Cecoslovacchia, la Polonia e sappiamo com’è andata a finire. I Paesi occidentali devono capire che la guerra in Ucraina non riguarda solo l’Ucraina o solo l’ex blocco sovietico, ma tutti. Putin ha già dichiarato guerra all’Occidente.
I Paesi occidentali stanno facendo enormi sforzi per supportare l’Ucraina. L’Italia è da sempre in prima linea e ha messo Kiev anche al centro del G7…
Il governo italiano effettivamente è impegnato moltissimo a sostegno dell’Ucraina, ma poi vedo cosa succede negli Usa per mero calcolo politico e lo trovo inquietante. Io credo che si possa fare di più, sul fronte degli aiuti militari a Kiev e delle sanzioni alla Russia. Per esempio sarebbe importante riflettere sul fatto che Navalny nel 2017 preparò una lista di funzionari e ologarchi che andavano sanzionati, ma molti tuttora non lo sono. L’Occidente deve fare tutto il possibile, Zelensky può piacere o non piacere, ma è la persona che sta contrastando Putin sul campo di battaglia e se Putin uscirà impunito anche da questa aggressione non si fermerà più.