Ilaria Salis, Saviano sragiona di brutto sui ceppi di Orban e mette in mezzo Meloni e von der Leyen
Cosa conta davvero nella vicenda di Ilaria Salis? La domanda ha una risposta che dovrebbe essere intuitiva, ma che ciononostante il padre ieri ha avuto la necessità di esplicitare: “Adesso quello che conta veramente è soltanto tutelare gli interessi, in termini di dignità e diritti civili di mia figlia Ilaria”. Eppure quella domanda continua a rimanere apertissima, leggendo interventi come quello di Roberto Saviano su Fanpage di oggi. Infatti, dopo che ieri Roberto Salis ha chiesto a politici e giornalisti di non politicizzare il caso per il bene della figlia, Saviano ha ritenuto di spiegare come “le immagini di Ilaria Salis in catene rappresentino un messaggio a tre diversi destinatari: le destre, l’Europa e la politica italiana. In particolare, Giorgia Meloni”. Dunque, ci si chiede, cosa conta davvero nella vicenda di Ilaria Salis per Saviano e per quelli che continuano a politicizzarla?
L’appello del padre di Ilaria Salis a non politicizzare la vicenda della figlia
“È il momento di fare un appello a tutte le forze politiche e a tutti i giornalisti di smorzare i toni e spegnere le polemiche, perché è giunto il momento che si lascino lavorare serenamente le persone delle istituzioni che stanno dando un valido contributo per risolvere l’incresciosa situazione”, sono state le parole di Roberto Salis, dopo aver incontrato il presidente del Senato Ignazio La Russa il quale – come precisato da lui stesso – anche da avvocato, ha condiviso le preoccupazioni dell’uomo per la tutela degli interessi della figlia.
Il monito di Tajani: “Farne un fatto politico non fa gli interessi della persona detenuta”
L’appello a evitare politicizzazioni oggi è stato rilanciato anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Condivido quello che ha detto il padre di Ilaria Salis: non bisogna trasformare una vicenda giudiziaria in un fatto politico. Se si trasforma in un fatto politico, non si fa l’interesse della persona detenuta”, ha avvertito il titolare della Farnesina, che ieri ha nuovamente contattato il suo omologo ungherese per assicurare a Ilaria Salis tutto ciò che la diplomazia può assicurare a un cittadino detenuto all’estero. Perimetro nel quale però ha ricordato Tajani non rientrano né la richiesta di domiciliari, che spetta ai legali di Salis e finora non è stata avanzata, né tanto meno ingerenze sulla magistratura ungherese.
La tesi di Saviano secondo cui le manette a Ilaria Salis sono “un messaggio”
Per tutti quelli che, in qualche modo e con qualche ruolo, sono coinvolti nel tentativo di accompagnare Ilaria Salis verso il miglior esito possibile della sua vicenda giudiziaria questo è un caso che va trattato con estrema cautela. Poi ci sono gli altri. Quelli che su questo caso discettano, pontificano e fanno strumentalizzazioni. A quale categoria vada ascritto Saviano sta alla coscienza di ciascuno valutarlo, sulla base di ciò che scrive. Che per arrivare al punto è: “Nulla è casuale in Ungheria. E mostrarla in ceppi è stato un messaggio”.
“Il primo messaggio è alle destre europee. ‘Io vi difendo contro chi vi attacca’. E non a caso Orban si è subito guadagnato il plauso di Matteo Salvini, che è tra leader di Identità e Democrazia, la sigla che accoglie tra le sue file l’estrema destra francese di Marine Le Pen e quella tedesca di Alternative fur Deutschland”; “Il secondo messaggio è alla politica italiana. Il destinatario è Giorgia Meloni. Che non è solo presidente del Consiglio in Italia, ma è anche presidente di Ecr, il gruppo dei Conservatori e riformisti europei, gruppo in cui Orban vuole entrare dopo le elezioni europee. Il messaggio a Giorgia Meloni è chiaro: non osare abbandonarmi”, sostiene Saviano, facendo riferimento alla posizione dell’Ungheria in seno all’Europa e aggiungendo che “mostrare in catene una cittadina italiana, costringe Meloni a negoziare con lui”. “Il terzo messaggio è per Ursula von der Leyen, ma a ben vedere per tutta l’Europa. Ed è l’affermazione di un modello, che Orban già dieci anni ha teorizzato apertamente. Quello della democrazia illiberale”.
Cosa succede davvero “sul corpo” di Ilaria Salis?
“La storia di Ilaria Salis la conosciamo tutti, insomma”, conclude Saviano ricollegandosi all’inizio dell’articolo, in cui ha ricordato i passi della vicenda che hanno portato la donna in un’aula di tribunale ungherese con mani e piedi ammanettati e legata a una catena tenuta da una guardia. “Ma quel che succede sul corpo di questa donna – scrive infine – non c’entra nulla con quello che avrebbe fatto, o non fatto”. Per Saviano “è solo l’ennesima mossa del gioco di un autocrate per mettere sotto scacco l’Europa e le sue democrazie. E, oggi, di questo autocrate, Giorgia Meloni, è la più decisiva tra le pedine”. Così, alla fine della lettura, torna la domanda iniziale: cosa conta davvero per chi si ostina a voler caricare il caso dei più improbabili connotati politici? Ilaria Salis, la sua dignità e i suoi diritti o attaccare il governo?