Francia, Macron vuole il “riarmo demografico” contro le culle vuote. E chissenefrega delle neofemministe
Il crollo inesorabile delle nascite, insieme all’allarme fecondità, tra le maggiori preoccupazioni del presidente francese Emmanuel Macron che lo scorso 16 gennaio ha annunciato un “piano di riarmo” contro l’inverno demografico che ha tutto il sapore di una sfida culturale. Suggellata da termini politicamente scorretti, incuranti dell’opinione pubblica arcobaleno che salta su al solo termine ‘riarmo’.
Il piano di riarmo di Macron contro le culle vuote
I numeri sono glaciali: sotto la soglia delle 700mila nascite, in un anno la natalità si è abbassata del 6,6%. Guardando al 2010 la Francia ha subito un crollo del 20%. Monsieur le president ha messo sul piatto misure strutturali nel suo piano di lotta contro l’infertilità e il futuro congelato di nascite. Molto più degli aiuti finanziari – come osserva le Figaro che oggi dedica al dossier demografia la prima pagina – c’è l’offerta di accoglienza dei bimbi da 0 a 3 anni ma anche la riforma del congedo parentale che svela una nuova politica per la famiglia, affossata con il governo Hollande.
Riforme strutturali per la natalità contro l’infertilità
Anche il linguaggio cambia. Non più congedo parentale ma congedo di nascita: da oggi sarà di 6 mesi per entrambi i genitori, con retribuzione proporzionale allo stipendio ma che si annuncia essere tra i più alti nel panorama europeo. L’inquilino dell’Eliseo è pronto a sferrare un grande piano contro il grande tabù del secolo, l’infertilità maschile e femminile “che fa soffrire molti uomini e donne,” definito un ‘flagello’. Un riforma profonda – sottolinea il demografo Alain Parant – che potrà influire sulle coppie che esitano a procreare. Si tratta di un nuovo modello di natalità perseguito con una buona dose di audacia. La posta in gioco è troppo alta per temporeggiare e preoccuparsi delle inevitabili contestazioni urlate delle neo-femministe. Macron, al secondo mandato, lancia la sua crociata contro le culle vuote puntando l’indice contro i suoi predecessori. “Una battaglia, purtroppo – ha detto – non pensata dalle nostre politiche pubbliche degli ultimi anni, pur essendo colossale”.
Una sfida culturale contro neo-femministe e paladini dei diritti
Più di altre emergenze pure epocali, a cominciare dal surriscaldamento climatico sul quale il presidente vuole investire 30 milioni in 5 anni, quella demografica è avvertita come decisiva per l’avvenire di tutte le nazioni, un macigno che ne mette in gioco lo stesso futuro. Macron sa bene che il crollo storico della natalità in Franca, un tempo faro d’Europa, con il tasso di fecondità ben lontano dal mero rimpiazzo delle generazioni, comporta pericolosi contraccolpi sociali e un declino a cascata sui conti pubblici, il sistema fiscale e il tessuto comunitario, quello che i francesi chiamano “vivre ensemble”. Nell’editoriale de Le Figaro si contrappone il buon senso (del presidente) al politicamente corretto. Testualmente: Non è solo un fatto di nuovi dispositivi, ma la volontà di guardare il sottointeso: quello di un mondo capace di accogliere e sperare”.
Una nuova postura, Meloni docet
Macron adombra una nuova postura, che fa riflettere, non distante da quella del governo Meloni che ha messo la demografia in cima all’agenda politica. Finanziando politiche di tutela alla famiglia e di incentivi alla natalità che hanno fatto storcere il naso ai paladini del laicisimo e dei diritti individuali. Quelli che alla parola ‘tutela della vita’ mettono mano alla fondina e sentono odore di nostalgismo. Il buon senso, nessun torcicollo verso altre epoche che – va detto – con lungimiranza intuirono la gravità del problema. “Il buon senso – scrive le Figaro – necessita oggi qualche audacia. Che si spera possa vincere sugli improperi delle neo-femministe e dei loro supporter dell’ideologia woke.