Foibe, Meloni: “L’Italia onora la memoria delle vittime degli orrori e non dimentica il dolore degli esuli”

10 Feb 2024 8:56 - di Adriana De Conto
Meloni Giorno del ricordo

Un post sui social e un pensiero della premier Giorgia Meloni che di buon mattino rivolge il cuore e la mente al significato del 10 febbraio: “Nel Giorno del Ricordo il mio pensiero va ai Martiri delle Foibe e agli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia. L’Italia onora la memoria di chi fu vittima di quegli orrori disumani e non dimentica il dolore patito da chi fu costretto ad abbandonare la propria casa e la propria terra per amore dell’Italia”. La presidente del Consiglio sarà alle 10,30 al Monumento nazionale presso la Foiba di Basovizza e alle 11  circa a Trieste per l’inaugurazione del “Treno del Ricordo”.

Foibe, Meloni: “L’italia onora le vittime di quegli orrori disumani”

Si annuncia una giornata ricca di memorie, di sentimento, preceduta dalle importanti parole del presidente Mattarella: parole ultimative e decisive contro i negazionismi. E mentre incalzava la bolgia sanremese, il Tg2 Post ha offerto una lunga e toccante riflessione sulla tragedia delle foibe, proprio alla vigilia del 10 febbraio. L’approfondimento del Tg2 ha ospitato il presidente del Senato e il ministro della Cultura. “Dopo le belle parole del presidente  vorrei ricordare un altro presidente- ha detto  Ignazio La Russa- Cossiga. Che già nel ’91 era andato a rendere omaggio a Basovizza inginocchiandosi e rendendo questa dichiarazione: ‘Sono venuto a rendere omaggio a questi caduti italiani infoibati dai comunisti titini che avevano occupato il nostro Paese’. In questa frase c’è tutta la verità per tanti anni era stata negata. Con una sola frase faceva finire un tentativo durato 50 anni di mistificare e nascondere questo drammatico evento”.

La Russa: “Cossiga nel ’91 con una frase condannò i negazionismi”

Il Senato della Repubblica  è illuminanato con il Tricolore e lo rimarrà fino all’alba di domenica 11 febbraio, esponendo le bandiere a mezz’asta.  “Da questo drammatico evento c’è molto da imparare- ha proseguito La Russa al Tg2 Post (video)-: prima di tutto che la guerra porta comunque a eventi drammatici. Ma nessuno evento fu così drammatico, fatta eccezione per quello enorme della Shoah; che almeno ebbe la ‘consolazione’ di essere subito considerata come evento drammatico in tutto il mondo. Questo invece delle foibe venne nascosto. E fu frutto della guerra e della barbarie scientificamente studiata per allontanare gli italiani: 350 mila quelli che, giustamente allarmati per quanto accadeva, vennero in Italia dove vennero trattati malissimo. E non solo per colpa dei comunisti, bisogna dirlo”.

Sangiuliano: “Un’altra foiba è stata quella della memoria”

In collegamento da Trieste- dove avrà luogo la cerimonia alla Foiba di Baisovizza- è intervenuto Gennaro Sangiuliano: “C’è stato un lungo buco nero, quasi un’altra foiba, quella della memoria che si univano a quelle materiali”. Così il ministro della Cultura ha affrontato il tema dell’oblio che per molto tempo ha circondato la tragedia degli italiani del confiune orientale. “Come lo spieghiamo? In Italia c’era un forte e consistente partito comunista e comunque gli infoibatori erano comunisti anche loro, per quanto sloveni. C’era un tema ideologico. Poi il maresciallo Tito acquisì posizioni politicamente eretiche rispetto alla galassia comunista- prosegue-  a distanziarsi da Stalin e dall’Unione Sovietica e uscì dal Cominform. E si portò sulle posizioni dei non allienati. Quindi l’Occidente cominciò a guardare a Tito, che era l’artefice del tormento degli italiani, come un potenziale interlocutore: come dire non disturbare il manovratore”.

Uscire dall’oblio

Uscirne è stato complicato e doloroso: “Si uscì da questo oblio con un lungo percorso. Il presidente La Russa ha fatto bene a ricordare Francesco Cossiga, che disse: ‘avrei voluto parlare prima ma non me lo hanno consentito’. Poi il presidente Ciampi che ebbe parole significative. E poi Giorgio Napolitano, che pure è stato comunista, ma al quale va dato atto di aver parlato di matrice comunista e di pulizia etnica; e poi il presidente Mattarella che ha usato parole definitive sulla vicenda”.

 

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