Allarme “zombie” a sinistra, rispuntano (a caccia di poltrone) i Fico, i Bettini e gli Speranza

29 Feb 2024 9:00 - di Luca Maurelli

Gli “zombie”, in politica, li vedi arrivare da lontano quando tutto è finito: i vivi hanno combattuto e vinto una battaglia e loro, condannati agli inferi, al buio della quotidianità o della pensione, piano piano sollevano il coperchio dell’indifferenza che li sovrastava fino a renderli invisibili, tirano la testa fuori e annusano, più che l’odore del sangue, quello delle poltrone, che i vivi però già si contendono, mica fessi.
Ecco perché la vittoria del centrosinistra, o del campo largo, se preferite, nella bella e sorprendente Sardegna, ha generato nei sottoscala della politica, tra mausolei e sepolcri imbiancati, un terremoto mostruoso, è il caso di dire, con alcune resurrezioni che somigliano più a delle riesumazioni, visto le condizioni in cui versa l’area politica che si propone di tornare a battere, dopo anni, il centrodestra.

Il primo “zombie” della politica italiana, da tutti dato ormai in ciabatte e frittatona di cipolle, è tornato all’alba del day after su un giornale amico, “La Stampa“, che ha ospitato una lunga intervista al professor Romano Prodi pronto a pontificare sulla sua Unione, ergo, ammucchiata, che qualche vittoria regalò al centrosinistra, indubbiamente, ma brevissima vita ebbe alla prova di governo. Ma Prodi, se oggi parla e invita a unirsi contro la destra, con il suo modello di Ulivo e di Unione, è uno di quelli che ancora oggi, a quanto pare, corre anche per sè puntando alla poltrona di Mattarella, nella speranza che nel frattempo qualcosa si sfaldi nel Parlamento italiano, ma non a sinistra.

Vesti stracciate, volto stravolto e aria incazzata di chi non ha digerito la Commissione d’Inchiesta sul Covid, l’ex ministro Roberto Speranza, “zombie” lucano d’origine, è tornato al centro della scena nel centrosinistra addirittura dettando, lui, sì, proprio lui, le condizioni per un accordo sul candidato del Pd in Basilicata, a Giuseppe Conte, che era stato il suo premier nell’emergenza e nei disastri della pandemia. “Io ritengo che Chiorazzo sia il candidato il più forte di tutti. Mi auguro che si superino le resistenze e le incomprensioni. Chiedo anche al presidente Conte di avere più generosità”, ha detto ieri Speranza a Firenze alla presentazione del suo libro ‘Perchè guariremo’. Ma la domanda è, caro Speranza: ma perché ci dobbiamo ammalare per forza? Mah.
Intanto, su Repubblica, all’indomani del Todde-day, s’è rifatto vivo lo “zombie” napoletano Roberto Fico, il grillino prematuramente “sepolto” dal Movimento ma ancora a caccia di occasioni, proprio ui che si vanta di essere un “pontiere”col Pd. Alla politica italiana non è mancato, ma a lui, la politica, a quanto pare, manca tanto, visto che nel frattempo non si segnala per lavori alternativi, seguiti alla perdita della poltrona, tipo idraulico, ragioniere, maestro d’asilo. Nulla. E’ tornato per dire: “Facciamo il cantiere giallo-rosso”. E fondiamo Forza Lukaku, magari.

Tra coloro che a volte tornano, quando si sente odore di vittoria e di poltrona, va messa di diritto anche Laura Boldrini, da giorni tornata sulla linea dell’antifascismo, del manganello e dell’emergenza democratica, che tante sconfitte, finora, le erano valse. “Allarme, regime!”. Vabbè, si sapeva, Laura, dai, mica ci voleva la Sardegna.

In vista dei cantieri del “campo largo” in Abruzzo, che già fa segnare tensioni e veti, in Basilicata, dove già il centrosinistra litiga senza ritegno, fino al Piemonte, dove i grillini neanche vogliono sentir parlare di alleanze, non poteva mancare il ritorno di “zombie-Bettini“, l’uomo per tutte le stagioni e per tutte le debàcle. Da Goffredo “Suslov” (soprannome ispirato da un notabile del partito comunista sovietico e affibbiatogli dai compagni perché quando andava da Pietro Ingrao dava ragione a Pietro, e quando andava da Paolo Bufalini dava ragione a Paolo…) è arrivata l’indicazione ad andare avanti, guarda caso. “La Sardegna consolida una ripresa e apre a ulteriori speranze. È merito delle compagne e dei compagni sardi, del loro gruppo dirigente, della spinta che la segretaria Elly Schlein ha dato alla nostra battaglia”. E se avesse perso la Schlein? Avrebbe fatto i complimenti a Bonaccini, il compagno Goffredo “Suslov”, a lui piace non scontentare mai nessun vincente.

Poi c’è Nicola Zingaretti, più palombaro della politica, ormai, che “zombie”, vista la profondità della sua attività politica, più che dei suoi argomenti. Il fratello del più noto, è riemerso dalla fossa delle Marianne, dopo aver espresso in passato giudici funerei sulla leader del Pd, per dire una roba da brivido:  “Il centrodestra è in crisi”. Lo ha fatto in automatico, come un pappagallino carioca, perché, come ha scritto qualcuno, “lo zombie ottimista si considera mezzo vivo, lo zombie pessimista si considera mezzo morto…”.

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