Il campo largo a sinistra è già un ring: Pd e M5S se le danno di santa Regione…
Sì, vabbè, l’Abruzzo, ammesso che si recuperi lo svantaggio, poi c’è la Basilicata, ma già qui siamo alla jungla di nomi, veti e programmi tutti da verificare, ma la vera partita per i grandi teorici del “campo largo”, che da ieri fantasticano su future marce trionfali in tutta Italia, si giocherà nel gran casinò Piemonte: qui i rapporti tra il Pd e il M5S sembrano essere tornati tesi come ai tempi del “partito di Bibbiano”, quando l’offesa inflitta dai grillini ai Dem per le loro connivenze nell’inchiesta sui bambini dati in affidamento scatenò gli istinti più triviali tra gli attuali, aspiranti alleati. I day after della grande festa per la conquista della Sardegna, a sinistra, è già un ordinario giorno di caos, con giochini incrociati e ricattini politici in quell’area larga che qualcuno chiama “campo” ma che appare più un ring…
Campo largo in Piemonte? Il Pd spera, il M5S lo umilia
In Conte veritas, dice un antico proverbio latino, poi da Bruno Vespa, noto enologo con prestigiosa masseria pugliese, confessare l’inconfessabile è ancor più facile. Ed ecco che nella serata post-sarda sul “trionfo” del campo largo, il leader del M5S ieri si è lasciato scappare, a “Porta a Porta”, che “in Piemonte stiamo lavorando concretamente a temi e progetti ma stiamo incontrando alcune difficoltà a condividere i medesimi obiettivi con altre forze, in particolare con il Pd”.
Per “alcune difficoltà”, Conte intende, con il suo stile paludato, un bel marasma, visto che sui giornali di oggi di area piemontese, i big grillini del posto si spingono fino a ipotizzare un’allenza con l’ultrasinistra, pur di non correre alle Regionali del 9 e 10 giugno in tandem con il Pd. C’entra, ovviamente, anche la coincidenza con le elezioni Europee, nelle quali, nello stesso giorno, gli elettori dovranno esprimersi, col proporzionale, nell’election day, in una corsa che vedrà Pd e M5s contendersi il voto all’ultimo sangue: non sarà semplice farli convergere su un unico candidato di uno due due partiti in caso di corsa comune alle Regionali.
La Sardegna è già lontana…
Dunque, non è tutto sardo quello che luccica all’orizzonte, Abruzzo compreso, dove l’uscente Marco Marsilio è dato favorito per la conferma mentre Luciano D’Amico non va oltre il 47,4%. In Basilicata, poi, Il nodo da sciogliere, però, è quello del candidato presidente che vede da un lato il nome di Angelo Chiorazzo, l’imprenditore sostenuto da Pd e “Basilicata casa comune” e dall’altro i sette nomi della “rosa” di professionalità presentate al tavolo regionale della coalizione dai grillini. Un bel rompicapo, non c’è dubbio. Dalla penombra è spuntato anche il lucano Roberto Speranza, in pressing su Conte, il riottoso: “Ritengo che Chiorazzo sia il candidato il più forte di tutti. Mi auguro che si superino le resistenze e le incomprensioni. Mi sembrano più pregiudizi che giudizi. Si sono mai seduti, confrontati nel merito? E chiedo anche al presidente Conte di avere più generosità: il sostegno dato alla Todde è costato molto al Pd, è costato una micro scissione nel Pd, è costato la candidatura di Soru”.
“Quando si fanno gli accordi è chiaro che ci sono difficoltà, ma questa reciproca consapevolezza che insieme siamo più forti vada vissuta in tutte le aree possibili. E io chiedo con insistenza al M5S, a tutte forze politiche di confrontarsi nel merito, poi se nel merito ci sono questioni non risolvibili ok, altrimenti siamo pregiudizio e questo non è accettabile”.
(Mon/Adnkronos)
La resa dei conti tra piddini e grillini alle regionali piemontesi
Ma il campo “marcio”, più che largo, si profila nelle Langhe, dove i due partiti principali si odiano da sempre. In Piemonte al momento il Pd ha in campo due candidature: quella di Daniele Valle, area Bonaccini, e Chiara Gribaudo, vicina alla segretaria Schlein. Dopo un’accelerazione nelle scorse settimane, anche su richiesta di Conte e Schlein, una serie di tavoli della potenziale coalizione sono finiti in un nulla di fatto. La grillina in consiglio regionale Sarah Disabato lo ha ribadito: “‘Siamo felici per il risultato raggiunto in Sardegna. Qui siamo in Piemonte e, come appare sempre più chiaro, la realtà è ben diversa. Non c’è alcun collegamento e oggi è bene rimarcarlo”.
Il problema, a quanto pare, sono Chiara Appendino e Stefano Lo Russo, considerati su entrambe le sponde – pur se per ragioni diverse – “ostacoli pressoché insormontabili a un accordo che provi a sbarrare al presidente della Regione Alberto Cirio la strada verso una riconferma a oggi scontata”, scrive oggi La Stampa. Sullo stesso giornale, nella cronaca cittadina, Antonino Iaria, deputato del M5S ed ex assessore della giunta Appendino, elenca una lunga serie di temi su cui Pd e M5S sono agli antipodi. Poi pone la pietra tombale. “Personalmente stringerei un’alleanza con le forze dell’ultra sinistra, con gli attivisti di Extinction Rebellion e i sindacati…”.
Mancano solo i No Tav e il campo, da marcio, rischia di diventare minato.