Trump, più vicina la nomination repubblicana. Meloni: “Se torna non cambia la nostra politica estera”

22 Gen 2024 18:25 - di Giovanni Pasero
Trump

“La maggioranza degli elettori repubblicani “vuole dare un’altra chance a Donald Trump”: parola di Ron DeSantis, governatore della Florida, che ha annunciato il ritiro della propria candidatura per la nomination per la Casa Bianca esprimendo allo stesso tempo sostegno all’ex presidente in carica dal 2016 al 2020.

L’annuncio è giunto in vista delle primarie nel New Hampshire, in programma domani, e dopo il voto nell’Iowa: in questo Stato, Trump ha raccolto da solo il 51 per cento dei consensi, superando con ampio margine sia DeSantis che l’ex ambasciatrice all’Onu Nikki Haley, rimasta ora la sua unica avversaria per la nomination. Considerato inizialmente un rivale di peso per l’ex presidente, il governatore della Florida ha detto di “non avere un percorso chiaro verso la vittoria”. Va avanti invece Haley, che ha sostenuto di essere “l’unica” in grado di sconfiggere alle elezioni previste a fine anno il capo di Stato in carica, il democratico Joe Biden.

Giovane, donna e di origine italiana: chi è la vicepresidente Stefanik

La domanda principale quindi è su chi sarà il candidato vicepresidente di Trump. In pole position c’è Elise Marie Stefanik, 39 anni, deputata eletta a New York. Padre di discendenza ceca e madre di origini italiane, Elise – è salita sul palco con Trump in New Hampshire e ha fatto in modo di sottolineare come sia stata il primo membro del Congresso ad appoggiare la seconda campagna del milionario. “Sono orgogliosa di essere tra i suoi più convinti sostenitori, soprattutto nei momenti chiave”, ha detto ai giornalisti. Alla domanda se prenderebbe in considerazione l’idea di diventare la sua vicepresidente, Stefanik ha detto: “Certo, sarei onorata, lo dico da un anno, di servire in una futura amministrazione Trump a qualsiasi titolo”.

“Trump presidente non cambia la politica estera italiana”

Un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca non avrà ripercussioni sulla politica estera, garantisce il premier Giorgia Meloni. “Che cambi la politica estera americana, questo non lo posso dire. Che cambi la nostra politica estera, questo no – dice la Meloni a a Quarta Repubblica – Cioè, quello che spesso non si capisce nella lettura della politica estera per il dibattito italiano è che noi consideriamo la politica estera fatta tra Stati come una politica fatta tra partiti. Italia e Stati Uniti hanno sempre avuto relazioni forti, sono due alleati solidissimi, e hanno sempre avuto ottime relazioni indipendentemente dal cambio del presidente del Consiglio italiano e dal cambio del Presidente americano”.

“Cioè voglio dire, oggi si discute ‘ah con Trump cambierebbero le cose’, ma lei – dice la Meloni a Nicola Porro – se lo ricorda quali erano i rapporti al tempo della Presidenza Trump? Non ricordiamo i tweet di endorsement per Conte? Ma era una politica comunque di alleanza alta”.

“L’interesse dell’Italia viene prima degli interessi di partito”

Quindi per il premier Meloni, cambiano “per chi privilegia l’interesse di partito all’interesse della nazione”, ma non per chi “privilegia l’interesse della nazione all’interesse di parte. E le comunico ufficialmente che questo è stato spesso il problema della politica estera italiana, che era una politica fatta soprattutto di cheerleader, dove si stava lì e si facevano le campagne elettorali per i leader di altri paesi, che però nelle altre nazioni che difendono i loro interessi nazionali non si sviluppa così. Cioè gli altri guardano al loro interesse nazionale, ci metta anche che di solito le altre nazioni hanno una politica estera che comunque muta pochissimo. Da noi è stato un po’ diverso, ma perché noi abbiamo una difficoltà nell’anteporre l’interesse complessivo della nazione all’interesse di partito. Ma questo non mi coinvolge, perché per me l’interesse dell’Italia viene prima”.

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