Saluti romani in Cassazione, il pg: “È reato se c’è pericolo per l’ordine pubblico”. Si attende la sentenza

18 Gen 2024 14:59 - di Sara De Vico

“Il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della ‘legge Mancino’ quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”. È il concetto cardine dei vari interventi dell’avvocato generale della Cassazione Pietro Gaeta, nel corso dell’udienza davanti alle Sezioni Unite della Suprema Corte. Chiamate a esprimersi sui saluti romani compiuti durante una commemorazione a Milano dello studente del Fronte della Gioventù Sergio Ramelli, massacrato a colpi di chiavi inglese da un gruppo di ultrasinistra legato ad Avanguardia operaia.

Saluti romani, il pg della Cassazione: è reato se c’è violenza

Gli imputati sono stati assolti in primo grado nel 2014 e poi condannati in Appello. Due sentenze opposte che confermano come quello del saluto romano, tornato alla ribalta delle cronache con i fatti di Acca Larenzia dello scorso 7 gennaio, sia un terreno scivoloso per la giurisprudenza. I due esiti opposti nei due gradi di giudizio sono sono basate su diverse violazioni di legge contestate. Nel primo grado la ‘legge Scelba’, che punisce la ricostituzione del partito fascista. In secondo grado la ‘legge Mancino’, che punisce le ideologie discriminatorie.

Milano, assolti in primo grado, condannati in Appello

A chiedere l’intervento delle sezioni unite della Suprema Corte sono stati i supremi giudici della prima sezione penale. L’obiettivo è mettere il punto su una questione su cui finora si sono susseguiti diversi orientamenti. “Non possiamo avere sentenze a macchia di leopardo in cui lo stesso gruppo viene condannato da un tribunale e assolto da un altro”, ha detto Gaeta.  Che ha chiesto di confermare la condanna emessa dalla Corte di Appello di Milano.

Le Sezioni Unite sul nodo tra legge Mancino e Scelba

“Acca Larenzia con 5mila persone è una cosa diversa da quattro nostalgici che si vedono davanti a una lapide di un cimitero e uno di loro alza il bracci”, ha aggiunto il pg di Cassazione. “Bisogna distinguere la finalità commemorativa con il potenziale pericolo di ordine pubblico. La nostra democrazia è forte e sa distinguere”. Il discrimine per ravvisare il reato è il concreto pericolo per l’ordine pubblico.

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