“Il saluto romano non va punito”. Luigi Manconi contraddice da sinistra le isterie antifasciste

17 Gen 2024 9:09 - di Gabriele Alberti
saluti romani Luigi Manconi

“Quel saluto non va punito“. A scriverlo è Luigi Manconi. Per fortuna a sinistra qualcuno è ancora in grado di “sparigliare” riguardo alla bagarre sui saluti romani aizzata soprattutto dal Pd. Nel giorno della commemorazione dei tre ragazzi assassinati ad Acca Larenzia le opposizioni si sono scatenate. Portando addirittura in Europa un dibattito (flop, trenta persone) con gli amichetti europarlamentari socialisti su un ridicolo ritorno del fascismo. Infischiandosene della condanna della barbara uccisione, senza alcuna pietas per le vittime.

Luigi  Manconi contraddice la bagarre della sinistra sul saluto romano ad Acca Larentia

Sono risolutamente contrario a qualunque forma di sanzione penale nei confronti di chi si eserciti nel saluto romano in quelle circostanze” scrive Manconi in un commento su Repubblica oggi in edicola. Ricordiamo che l’autore è un ex militante di Lotta Continua, critico cinematografico poi politico con una carriera tutta a sinistra: nel 1994, da indipendente, fu eletto senatore nelle liste dei Verdi. Nel 2005 si è iscrisse ai Democratici di Sinistra; è stato sottosegretario di Stato alla giustizia, nel secondo governo Prodi, dal 2006 al 2008. Nel 2013 è stato eletto senatore nelle liste del Partito Democratico in Sardegna. Ricordiamo, nel 2017, la sua iniziativa di uno sciopero della fame per l’approvazione della legge sullo Ius soli che non raggiunse il numero legale in Senato. Per questo la sua opinione sul  sui saluti romani è interessante e controcorrente rispetto al polverone e alla “mostrificazione” che è seguita immediatamente dopo il 7 gennaio.

Saluto romano, Luigi Manconi, uomo di sinistra scrive: “No a un’azione repressiva”

Manconi si dichiara contrario “a qualunque forma di sanzione penale. Proprio perché quel saluto assume la forma di un rituale funebre in omaggio a persone delle quali si condividono l’identità politica e i valori. Insomma, – leggiamo- non penso che si debba promuovere l’azione repressiva contro una cerimonia che ha tutti i connotati di una commemorazione. Certo, anche di natura politica. Ma, ancorché pubblica, piegata al proprio interno e all’interno della propria comunità”. Si collega a questa affermazione una notazione che stronca i commenti sentiti in questi giorni. Commemorazione non significa istigazione, spiega. Nella circostanza specifica della cerimonia di commemorazione di giovani vite spezzate, il saluto è “carente, dunque, di quella valenza istigativa o di quel rischio emulativo che ne giustifica la sanzione penale, nel rispetto dei principi di materialità e offensività delle norme incriminatrici”.

“Contrario allo scioglimento di formazioni come CasaPound”

Diversamente- specifica- va valutato “il ricorso al saluto romano quando sia collegato all’uso della violenza; o quando si riveli strumento di istigazione alla commissione di reati. A quel punto il nesso tra parole e gesti e atti criminali va considerato sotto il possibile profilo penale”. Manconi offre poi un altro spunto che non sarà digerito a sinistra. Quando afferma di essere “altrettanto contrario allo scioglimento d’autorità di organizzazioni come CasaPound: (diverso è il caso di Forza Nuova, che sembra non estranea ad attività terroristiche). In quanto ritengo che una eventuale sua “clandestinizzazione” risulterebbe ancora più pericolosa per la vita democratica”. Questo il suo punto di vista.

“La smemoratezza della cultura di sinistra delle sue vittime”

Ancora una “bordata” al mondo di sinistra quando constata che “la cerimonia di Acca Larentia si ripete da 45 anni. Rinnovando il lutto e la voglia di rivalsa. Non avviene altrettanto a sinistra. Con pochissime eccezioni le vittime della violenza neofascista sono state consegnate all’oblio”. E questo è un male, la memoria è importante: “è il risultato di una certa tendenza alla smemoratezza da parte della cultura e del senso comune di sinistra; resi fragili da una rovinosa crisi di identità. Da qui l’incapacità di fare, di quei lutti, un calendario civile delle ricorrenze”.

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