Saluti romani a Milano, la Cassazione: “Si applichi la legge Scelba, altrimenti non è reato”
Per il saluto romano va applicata la legge Scelba (1951) sull’apologia del fascismo. Lo hanno stabilito le Sezioni unite della Cassazione, chiamate a esprimersi sugli otto militanti militanti di destra imputatati per aver fatto il saluto romano nel corso della commemorazione a Milano nel 2016 dello studente di destra Sergio Ramelli, ucciso a colpi di chiave inglese da un gruppo di Autonomia operaia.
Saluti romani, la Cassazione: applicare la legge Scelba
Obiettivo della Suprema Corte: dirimere il nodo delle due precedenti sentenze opposte. In primo grado erano stati assolti (per l’insussistenza dell’elemento soggettivo) in base alla legge Scelba, in secondo grado condannati in base alla legge Mancino. Oggi l’attesa sentenza della Suprema Corte ha disposto un nuovo processo di Appello nei confronti degli imputati. Per il saluto romano – sostengono gli ermellini – va contestata la legge Scelba sull’apologia del fascismo in particolare l’articolo 5. In sostanza il saluto romano è reato solo quando va oltre la commemorazione rituale. Per essere perseguito penalmente dovrebbe accompagnarsi alla volontà di ricostituire il partito fascista.
Gesto punibile se va oltre la commemorazione
“La ‘chiamata del presente’ o ‘saluto romano’ è un rituale evocativo della gestualità propria del disciolto partito fascista. E per i per i giudici è idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista” si legge nella motivazione provvisoria. La Cassazione ritiene che “a determinate condizioni può configurarsi” anche la violazione della legge Mancino. Che vieta “manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l’ incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. In mattinata l’avvocato generale e pg di Cassazione Pietro Gaeta aveva sostenuto che “il saluto romano diventa reato solo quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”.
L’avvocato Di Tullio: sentenza garantista
Il legale degli imputati, Domenico di Tullio, che si era appellato alla Cassazione è soddisfatto per la “pronuncia garantista dei giudici”. “Le sezioni unite della Cassazione dichiarano che il saluto romano è punibile dalla legge Scelba solo quando per le circostanze concrete della sua esplicazione e manifestazione ci sia reale e concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista. Cosa che ovviamente non è nella cerimonia commemorativa del presente”. “Il saluto romano – precisa l’avvocato – fatto da oltre 40 anni nel corso di commemorazioni di defunti e vittime del terrorismo non è reato”. Per la contestazione della Legge Mancino, invece, è necessario che ci sia un’organizzazione che ha tra gli scopi la discriminazione razziale e la violenza razziale. “Non è il caso del presente e del saluto romano che non ha i requisiti della riorganizzazione né di discriminazione. Non è dunque sussumibile nelle due fattispecie ipotizzate”.
La Russa: la decisione si commenta da sola
“È una decisione che si commenta da sola”. Fonti della presidenza del Senato fanno sapere come non sia passata inosservata il pronunciamento della Cassazione sul tema del saluto romano. Ricordando come da avvocato il presidente La Russa aveva dichiarato che “attendeva con interesse di conoscere l’esito della imminente decisione a sezione riunite della Cassazione”, perché riteneva “occorresse chiarezza”.