Question time, Conte e Schlein performer del nulla tra fiacche battute e scarsi compitini a casa
Ci hanno provato e si sono anche divisi i compiti da bravi scolaretti. Elly Schlein interroga la premier Meloni sul disastro della sanità, Giuseppe Conte la vorrebbe “inchiodare” sul Patto di stabilità (che soprannomina “pacco di stabilità”). Ma il processo alla presidente del Consiglio di fronte agli italiani, il premier time andato in diretta televisiva, si rivela un autogol. La plastica rappresentazione del grave stato di salute delle opposizioni, con i leader che ondeggiano tra qualunquismo, benaltrismo e strepiti da campagna elettorale.
Premier time alla Camera. La armi spuntate contro la premier
Il primo a salire sul ring, a metà della lunga serie di question time, è Giuseppe Conte. Che si esibisce nel consueto linguaggio da tribuno della plebe. “Lei è tornata a Bruxelles con un ‘pacco di stabilità’ che prevede il taglio di 12 miliardi l’anno che si scaricherà sulla testa degli italiani. Mi chiedo, cosa ha fatto a Bruxelles in 16 mesi?”. Attacchi urlati (mancava solo il megafono) che non gli valgono neppure la standing ovation dei suoi. Prima l’accusa di aver detto bugie agli italiani, poi la definizione di ‘programma farlocco’ al programma elettorale con cui il centrodestra ha vinto le elezioni. “La più grande truffa del secolo”, incalza.
Conte: è tornata a casa con il pacco di stabilità
“Non ci ha mai detto qual era la sua proposta. Le battaglie si possono anche perdere, però perderle senza combatterle significa perderle con disonore”. E ancora, in un crescendo di luoghi comuni, “lei ha ingannato gli italiani dicendo che sarebbe andata a Bruxelles a far tremare l’Europa. Qui a tremare invece è l’Italia”. Nella replica alle risposte della premier Conte si esalta. E accusa Meloni di portare nel mondo le armi anziché la pace. “Tiri fuori questa benedetta proposta per l’Ucraina”, incalza in stile Masaniello.
“Ha portato nel mondo le armi anziché la pace”
A nulla servono le risposte pacate della premier, abituata a ben altri pressing. “Il nuovo Patto di stabilità e crescita supera le regole irrealistiche del precedente. L’Italia è riuscita a impedire il ritorno alle vecchie regole, che erano improntate a una austerità cieca”. Meloni ribadisce che il patto riscritto era il migliore possibile. “Anche perché, quando ti presenti al tavolo delle trattative con un deficit al 5,3%, causato soprattutto dalla ristrutturazione gratuita delle seconde e terze case, e tenti di spiegare che ti servirebbe maggiore flessibilità, è possibile che qualcuno ti guardi con diffidenza”. Nonostante i governi Conte – replica all’ex avvocato del popolo – siamo riusciti comunque a portare a casa un buon compromesso. In quest’anno di governo abbiamo dimostrato che la stagione dei soldi gettati al vento per pagarsi le campagne elettorali era finita”. Parole ultimative, salutate con un lungo applauso dai banchi del centrodestra. Un impegno-promessa, come quello sulla fine dell’epoca delle lottizzazioni con le tessere del Pd.
Schlein: “Non mi risponda che dovevamo farlo noi”
Elly Schlein non è meno deludente del collega 5Stelle. Arrivata in aula a seduta iniziata, si siede e rilegge gli appunti. Quando le tocca la parola inizia con il lungo elenco dei disservizi della sanità, le liste d’attesa, i pochi medici, i gettonisti, “gli eroi della pandemia abbandonati da questo governo” per arrivare alla richiesta. Sbloccare il tetto delle assunzioni e mettere nuove risorse nel comparto. Ma la segretaria va oltre. Nella sua dialettica un po’ contorta, vorrebbe prevenire la risposta. “Non mi risponda come fa sempre ‘potevate farlo voi’. Non tanto perché io al governo non ci sono ancora mai stata, ma perché al governo ci siete voi da 16 mesi e l’Italia aspetta risposte”.
L’ironia di Meloni: “Grazie per la stima nel governo”
L’assist per la Meloni è un capolavoro. “Ci troviamo a fare i conti con una situazione che si è stratificata negli ultimi 14 anni. E considero una implicita attestazione di stima il fatto che oggi chiediate a noi di risolvere tutti i problemi che voi non avete risolto nei 10 anni in cui siete stati al governo. Grazie per fidarvi di noi e grazie per fidarvi di questo governo”. È un gol a porta vuota accompagnato da un lungo applauso. Meloni non si sottrae poi alla sostanza del dossier sanità. “Quello dei medici gettonisti è un problema di cui questo governo si è occupato dall’inizio”, dice ricordando che il ministro Schillaci è stato il primo a inviare i Ros negli ospedali. “Non ci siamo tirati indietro neanche sul problema della carenza di personale. Ci stiamo occupando e ci occuperemo anche di questa eredità pesante, compreso il superamento del tetto di spesa. Un obiettivo che contiamo di raggiungere quanto prima compatibilmente con gli impegni di finanza pubblica”.
Destra letale e Re Mida al contrario
Replica della segretaria dem: “Non esiste nessuna destra sociale, questa è una destra letale sul diritto alla salute. E sulla sanità lei è la regina dei tagli”. Sembra un derby con Conte a chi insulta peggio. Il leader M5S aveva detto a Meloni: “Patriota com’è, ha svenduto Ita ai tedeschi, e adesso poste e ferrovie. Ma lei cos’è? Un re Mida al contrario. Lui tutto quello che toccava trasformava in oro, lei tutto quello che tocca distrugge”. Forse voleva citare Attila…