Quando era il Pd a voler censurare Report su no vax e green pass. La memoria corta della compagna Schlein
Le polemiche sollevate dal Pd intorno all’interrogazione di FdI su Report sono l’ennesima brutta figura che per i dem, che anche in questa circostanza non hanno perso l’occasione per dimostrare tutta la loro malafede e la strumentalità di argomenti che finiscono per rivelarsi un boomerang. Lo stesso Pd, infatti, è stato promotore di un’interrogazione contro la trasmissione, puntando l’indice contro l’utilizzo di testimoni anonimi per mettere sotto accusa le decisioni del governo e costruire “affermazioni del tutto campate in aria” sugli argomenti trattati. Dunque, mettendo in discussione proprio quel “metodo Report” sul quale ora interroga FdI.
Quando era il Pd a presentare interrogazioni contro “Report”
Siamo nel 2021, il ministro della Salute è Roberto Speranza, a Report va in onda una puntata che i parlamentari Pd in Vigilanza Rai definiscono “un lungo compendio delle più irresponsabili tesi No Vax e no Green Pass” e rispetto alla quale chiedono chiarimenti all’allora Ad Carlo Fuortes. Nell’interrogazione si lamenta l’utilizzo di fonti anonime per sostanziare tesi irricevibili. Il testo parla di “sedicenti infermieri, irriconoscibili e coperti dall’anonimato come se si trattasse di pentiti di mafia” e di “un sedicente ‘collaboratore del Comitato tecnico scientifico’, anch’egli irriconoscibile e anonimo” e lamenta “speculazioni dietrologiche” e, si diceva, “affermazioni del tutto campate in aria”.
L’atto dem: “Episodio molto grave di disinformazione”
Dunque, si è assistito a “un episodio molto grave di disinformazione su una rete del servizio pubblico radiotelevisivo, tanto più discutibile perché avvenuto proprio mentre operatori sanitari, giornalisti ed esponenti delle istituzioni sono obiettivo di manifestazioni No Vax e No Green Pass, spesso violente, che si alimentano proprio delle falsità contenute e diffuse dal servizio di Report”.
Ma quello mica era “un attacco al diritto d’inchiesta”…
Però, per carità, in quel caso, in cui per altro si parlava di decisioni politiche e non delle presunte malefatte di parenti morti di questo o quell’esponente della maggioranza e del governo, non era mica un tentativo di censura, un “attacco al diritto di inchiesta che nemmeno con l’editto bulgaro”, come ha detto Elly Schlein a proposito dell’interrogazione di FdI. In quel caso, rilevò il Nazareno, era una posizione espressa “nell’esercizio delle loro (dei parlamentari Pd in Vigilanza, ndr) funzioni e dell’autonomia dei gruppi”, che “non vuole ledere in nulla l’autonomia dei giornalisti e la libertà editoriale di cui è giusto che godano le testate del servizio pubblico”.