Ostaggi, drammatico tira e molla senza fine. Hamas detta condizioni blindate: il no di Israele
Hamas consegna a Egitto e Qatar la sua posizione e, mentre cerca una via d’uscita politica dal cul de sac in cui si trova, l’organizzazione detta le sue condizioni. A partire da quelle relative al rilascio degli ostaggi. Un punto nevralgico della trattative in corso su cui nel primo pomeriggio di oggi sembrava potersi aprire uno spiraglio. Un flebile filo di luce, su cui si è chiusa immediatamente la porta però. Secondo quanto riporta un articolo dell’agenzia Arab World Press (Awp) – rilanciato dal Jerusalem Post – e che cita fonti del gruppo islamista palestinese, Hamas si sarebbe detta disponibile a liberare 40 ostaggi nelle sue mani a Gaza in cambio del rilascio di 120 palestinesi detenuti in Israele. Secondo le fonti, i negoziatori di Hamas avevano chiesto un giorno di cessate il fuoco per ogni ostaggio rilasciato. Richiesta respinta da Israele. E l’esercito annuncia che i combattimenti proseguiranno a Gaza per tutto il 2024, dopo che anche Netanyahu aveva detto che la guerra sarebbe proseguita per mesi.
Ostaggi, Hamas propone di liberarne 40 per 120 detenuti palestinesi. Il no di Israele
Un’apertura blindata comunque, quella annunciata con la sua proposta condizionata da parte di Hamas, di cui leader Ismail Haniyeh ha ribadito i paletti in un discorso televisivo con cui sul punto ha sottolineato: «I prigionieri del nemico saranno rilasciati solo alle condizioni stabilite dalla resistenza». Insomma, il tira e molla sugli ostaggi, ago della bilancia in queste trattative lunghe e difficili, non accenna a fermarsi. Non solo. In campo è entrata nelle ultime ore anche la tv al-Mayadeen, legata agli Hezbollah libanesi e cassa di risonanza dell’organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese, che citando un esponente della Jihad Islamica, ha asserito con veemenza: Hamas e Jihad Islamica hanno presentato un documento comune all’Egitto che indica come “prima clausola il cessate il fuoco e il ritiro completo delle forze” israeliane “dalla Striscia di Gaza” per qualsiasi passo in avanti nei negoziati sul rilascio degli ostaggi trattenuti nell’enclave palestinese dall’attacco del 7 ottobre in Israele.
Le condizioni di Hamas e Jihad Islamica per il rilascio degli ostaggi: cessate il fuoco e ritiro israeliano da Gaza
Intanto, «i colloqui a cinque tra Egitto, Qatar, Stati Uniti, Israele e Hamas vanno avanti, ma finora non è stato raggiunto alcun accordo», hanno dichiarato comunque le fonti. Aggiungendo che i colloqui hanno «accelerato in modo significativo nelle ultime ore» grazie agli «sforzi continui» del Cairo e di Doha. Come noto, infatti, proprio in queste settimane Qatar ed Egitto hanno fatto da mediatori tra Israele e Hamas. E l’Egitto ha presentato una proposta in tre fasi per la fine delle ostilità a Gaza. Negoziati a un punto morto, che oggi si aggiornano a un’ultima proposta sul tavolo.
Intanto, è morto in un’esplosione nella periferia sud di Beirut Saleh al-Arouri, numero 2 di Hamas
Una possibilità ventilata proprio nelle stesse ore in cui si apprende che in un raid sferrato contro una roccaforte di Hezbollah a Beirut, in Libano, l’esercito israeliano afferma di aver ucciso il numero due di Hamas, Saleh al-Arouri, un esponente di Hamas e fondatore del braccio armato del gruppo (le Brigate Ezzedin al-Qassam). L’uomo sarebbe rimasto vittima di un’esplosione avvenuta nella periferia sud della capitale libanese. Al-Arouri era il vice del capo dell’Ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh.
E Haniyeh dichiara in tv: «Hamas aperto a un governo nazionale per Gaza e Cisgiordania»
Dunque, a ridosso della notizia che arriva dal Libano, rilanciata dai media statali di Beirut, il movimento fondamentalista si dice “aperto” a un governo unico palestinese per Gaza e Cisgiordania. «Abbiamo ricevuto molte proposte. Per quanto riguarda la situazione interna siamo aperti a un governo nazionale in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza», ha sostenuto il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, citato dai media arabi. Intanto però, l’esercito israeliano annuncia che i combattimenti proseguiranno a Gaza per tutto il 2024. Specie dopo che anche Netanyahu aveva detto che la guerra sarebbe proseguita per mesi. «La sensazione secondo cui noi staremmo per fermarci non è giusta. Se non prevaliamo in maniera netta non potremmo resistere nel Medioriente», ha dichiarato con nettezza, sul punto, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant…