Ostaggi, pugno duro di Hamas, Israele accusa: hanno violato i patti e detto no al rilascio di 15 donne e 2 bambini
Il Mossad lascia Doha, e con Netanyahu che richiama lo staff di 007 guidato da David Barnea alle prese con i negoziati per la tregua condizionata al rilasciato dei rapiti, i riflettori vengono puntati sui motivi dello “stallo” che, di fatto, è divenuto un porto morto della trattativa in corso che ha riaperto le ostilità tra le due fazioni. Come noto, infatti, i negoziati tra Israele e Hamas sugli ostaggi tenuti prigionieri nella Striscia di Gaza si sono interrotti nelle scorse ore dopo che gli israeliani hanno continuato a insistere per il rilascio di un gruppo di donne, a fronte del quale hanno incontrato il rifiuto di Hamas.
Ostaggi nelle mani di Hamas, trattative interrotte: ecco il nodo che ha portato allo stallo
Lo ha detto alla Cnn una fonte informata sui colloqui, secondo la quale con lo stallo sul dossier delle donne in ostaggio, Hamas spingeva per avviare le trattative riguardo il rilascio di uomini tenuti prigionieri, probabilmente a condizioni differenti. Mentre Israele ha continuato a insistere per la liberazione di tutte le donne prima degli altri tenuti sotto sequestro dal 7 ottobre, giorno del massacro compiuto dall’organizzazione terroristica palestinese. Le indiscrezioni riportate dalla rete americana, peraltro, trovano riscontro anche nelle dichiarazioni rilasciate proprio da Hamas: vediamo allora cosa hanno detto i miliziani palestinesi.
Il pugno duro di Hamas: «Nessuno scambio di prigionieri prima della fine della guerra a Gaza»
Non ci saranno più scambi di prigionieri fino a quando «la guerra a Gaza non sarà finita». A dichiararlo è stato il numero due dell’ufficio politico di Hamas, Saleh al Arouri, parlando con Al Jazeera. Secondo al Arouri, gli ostaggi ancora in mano a Hamas sarebbero soldati e civili che hanno prestato servizio nell’esercito. Gli ostaggi israeliani, ha aggiunto, non verranno rilasciati fino a quando non ci sarà un cessate il fuoco e tutti i prigionieri palestinesi verranno liberati.
Ostaggi, l’accusa del ministro israeliano Gallant: «Hamas ha rifiutato rilascio 15 donne e 2 minori»
Immediata la reazione di Israele che, attraverso le parole del ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, ha fatto sapere di aver ordinato ieri mattina il riavvio delle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza dopo che Hamas ha detto “no” al rilascio di 15 donne e due minori, nel quadro dell’accordo per la pausa nelle ostilità. Dichiarazioni, quelle di Gallant, che precisano meglio quello che è lo scenario in corso su negoziati e ripresa delle ostilità. O meglio, precisazioni che lasciano chiaramente capire dove, perché e chi ha la responsabilità dell’approdo delle trattative su tregua e rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas a «un punto morto».
Ostaggi, Gallant accusa Hamas di aver violato i patti
Affermazioni, quelle di Gallant, rilanciate in queste ore anche da il Times of Israel che, come gli altri media locali, aggiornano sulla ripresa delle ostilità. Con i militari israeliani «tornati a combattere con la massima intensità», ha detto ancora Gallant, accusando Hamas di aver violato i patti. «Stiamo continuando esattamente dal punto in cui eravamo rimasti», ha aggiunto il ministro durante una conferenza stampa. Occasione in cui ha dichiarato che «migliaia di terroristi sono stati eliminati». E «centinaia sono stati catturati e vengono interrogati in Israele».
L’incognita sulle sorti degli altri rapiti ancora nelle mani di Hamas…
Nella stessa occasione, infine, Gallant ha anche rivendicato la liberazione di «110 ostaggi tornati vivi». Ma su tutti gli altri, sulle loro sorti e sulla negoziazione di una loro liberazione imminente, purtroppo, grava nuovamente l’incubo di un’incognita. Un’incognita su cui al momento pende una sola certezza: la ripresa delle ostilità seguita alla brusca interruzione della tregua faticosamente raggiunta.