“No assoluto alla carne coltivata”: Carlo Petrini di Slow Food promuove la scelta del governo Meloni
«Dichiaro il mio assoluto rispetto per la ricerca scientifica. So che la carne coltivata può avere un eventuale uso medico. Dunque resto a guardare» ma per quanto riguarda l’uso alimentare «oppongo il mio No assoluto». Con queste parole Carlo Petrini fondatore di Slow Food in un’intervista a La Stampa, si allinea alla scelta del governo Meloni sulla messa al bando alla carne sintetica. Misura condivisa da altre 11 nazioni dell’Unione europea.
Carne coltivata, prodotti di cui non si sa nulla
«Intanto – spiega Petrini – per una forma di precauzione verso la salute di ognuno di noi. In secondo luogo perché significherebbe fare ricorso a un consumo di energia spropositato. Le mie perplessità sulla carne coltivata sono anche legate al fatto che c’è poca informazione. Parliamo di prodotti iper-processati di cui non si sa quasi nulla. E che peraltro sono in mano a poche multinazionali. Come è noto io rivendico l’urgenza di difendere i piccoli allevamenti virtuosi».
La denuncia di Carlo Petrini: “Spreco alimentare inaccettabile, il 33% degli alimenti viene buttato”
Questa società secondo Petrini «dispone di troppo cibo ed è afflitta da troppa malnutrizione. Lo spreco alimentare è inaccettabile: il 33% degli alimenti prodotti viene buttato via. Siamo schiavi di un modello che non funziona». Inoltre si vive un paradosso cioè «cibo di scarsa qualità consumato dalla gente povera ma realizzato da produttori ricchi che ottengono molti contributi. E cibo di alta qualità per gente ricca realizzato da produttori che guadagnano poco e che non hanno nessun sussidio». Il rischio inoltre è quello di una «rottura culturale tra il mondo agricolo e quello ambientalista. Per cui direi agli ambientalisti: portate avanti le vostre istanze nel rispetto delle esigenze dei contadini – conclude -. Esigenze che noi di Slow Food cerchiamo di tutelare da trent’anni. Anche Terra Madre è nata per questo».