Navi italiane anti-pirati in missione nel Mar Rosso con Francia e Germania: previsto l’uso della forza
Due navi italiane anti-pirati sono pronte a salpare verso il Mar Rosso per partecipare alla missione Ue di protezione del traffico marittimo in una fase di grande turbolenza nell’area, dovuta al conflitto in atto tra Israele e Palestina e alle fibrillazioni con tutti i Paesi limitrofi. Saranno la Its Federico Martinengo (F-596) e la Virginio Fasan (F-591) le due navi che faranno parte della missione europea Aspides, con l’Italia al fianco di Francia e Germania per difendere, anche con l’uso della forza, il traffico marittimo internazionale, in quella zona messo nel mirino dei gruppi Houthi. La notizia viene data, questa mattina, dal Corriere della Sera, secondo cui “Roma, Parigi e Berlino hanno fatto circolare tra gli alleati europei un documento sulla libertà di navigazione nel Mar Rosso nel quale sottolineano la necessità di una missione militare con compiti difensivi l’importanza di utilizzare le strutture e la capacità già esistenti di Emasoh Agenor”.
Due navi italiane nel Mar Rosso: un video della Federico Martinengo
La missione Aspides affiancherà quella già operativa, la Agenor, nata per proteggere i flussi marittimi attraverso lo stretto di Hormuz e poi estesa al Golfo Persico. Italia, Francia e Germania, le prime a muoversi, hanno invitato l’Alto Rappresentante della Ue Borrell “a mettere in atto tutti i possibili sforzi diplomatici per assicurare che il mandato e le attività di Aspides godano del più alto grado di comprensione possibile nella regione e oltre” e chiedono agli altri stati dell’Ue di “considerare favorevolmente la loro partecipazione, con mezzi navali o contributi di personale”.
Quando parte l’operazione europea di vigilanza
La sede operativa dell’operazione potrebbe essere in Italia e dovrebbe partire il 19 febbraio. “Aspides non è solo una missione di polizia internazionale. È un importantissimo segnale politico della Ue: siamo sulla direzione della difesa comune europea, che è il vero tassello necessario per la politica estera comune”, spiega il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Nel documento a tre c’è anche scritto che per favorire i negoziati i Paesi Ue e gli altri Stati coinvolti e le organizzazioni internazionali «dovrebbero definire le conseguenze previste in caso di impegno o di mancato impegno nel piano di pace».