Medio Oriente, Massolo: “L’allargamento del conflitto c’è, l’escalation no. Neanche l’Iran la vuole”
Rispetto a quello che sta accadendo in Medio Oriente bisogna “distinguere tra allargamento del conflitto ed escalation”. A chiarirlo è stato il il presidente dell’Ispi, l’ambasciatore Giampiero Massolo, spiegando che “l’allargamento del conflitto di Gaza è di fatto in atto, basta vedere gli scontri nel sud del Libano, la tensione in Cisgiordania e nel Mar Rosso, gli attacchi a contingenti americani in Iraq e in Siria. Ma non c’è un’escalation, che renderebbe l’allargamento esplosivo”. “L’escalation allo stato attuale nessuno realmente la vuole”, ha sottolineato ancora l’ambasciatore, ricordando anche che “le diplomazie stanno lavorando per abbreviare la guerra”.
Massolo: “In Medio Oriente c’è l’allargamento del conflitto, ma non l’escalation”
Intervistato dal Resto del Carlino, Massolo ha riferito che né le potenze occidentali, né Israele e nemmeno l’Iran vogliono una escalation. “Il che non significa – ha poi chiarito – che l’escalation non possa prodursi. Ma è un fatto che i protagonisti di questa partita non la vogliono. E già questo è un dato non scontato, da tenere a mente”.
L’operazione Usa in Yemen era “assolutamente inevitabile”
Sui raid Usa in Yemen, Massolo ha spiegato che “l’operazione, un’azione mirata e non un bombardamento massivo, serviva per limitare le capacita militari degli Houthi, che stavano attuando un barrage molto rilevante contro le navi mercantili. E soprattutto serviva per ristabilire la deterrenza, dato che la semplice attività della forza militare a guida americana che pure in zona ha salvato molto navi, non bastava ad ottenere la fine dei lanci missilistici Houthi”. L’attacco era “assolutamente inevitabile” secondo l’ambasciatore, perché “per lo stretto di Bab el Mandeb passa circa il 12% del commercio mondiale e l’idea del blocco di una arteria giugulare di questo tipo rischiava di inficiare la libertà di navigazione e ingenerare forti pressioni inflazionistiche dovute ai crescenti costi”.
La vicenda Houthi “non sarà un ostacolo ai negoziati su Gaza”
Riguardo alla crisi a Gaza, Massolo ha poi ricordato nel corso del colloquio con Alessandro Farrugia, che firma l’intervista, che “le diplomazie stanno lavorando molto intensamente per abbreviare la guerra e costruire il dopo”. “Non credo che noi possiamo pensare che dopo questa fase vedremo una situazione di pace in Medio Oriente, ma si sta cercando di trovare uno schema che consenta di far evolvere la situazione” e che “passa attraverso quattro aspetti: la necessità di garantire Israele; la messa in sicurezza di Gaza; il coinvolgimento dei Paesi arabi moderati; un ruolo dei palestinesi nel dopoguerra, conservando la prospettiva dei due Stati”. Tutto questo prevede che “nel breve periodo nel Mar Rosso ci saranno anche degli altri episodi, ma è stato fatto capire agli Houthi che la moderazione nei loro confronti ha dei limiti: l’auspicio è che questo basti. E personalmente – ha concluso l’ambasciatore – non prevedo che la vicenda Houthi diventi un ostacolo al processo negoziale per Gaza”.