La lezione di Sangiuliano: “Perché sono anticomunista. Chi non lo è non rispetta i principi europei”

30 Gen 2024 14:21 - di Adriana De Conto
Sangiuliano anticomunista

Un interessante e appassionato intervento del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano sulla Stampa tutto da gustare. Il ministro spiega perché è fieramente anticomunista e non potrebbe non esserlo. Il suo excursus sulle sue letture che nel corso del tempo hanno corroborato le sue idee sono illuminanti, utili per chi volesse prendere nota. L’incipit del suo intervento è dedicato  Albert Camus, che nel suo saggio L’homme révolté (L’uomo in rivolta) “mette sotto accusa il comunismo e il suo tradimento morale. Lo scrittore francese, nato in Algeria, che pure era stato iscritto al Partito comunista, articolerà una serrata critica, filosofica e storica, al comunismo”.

Nell’articolo 17 giugno 1953- evidenzia il ministro a proposito della dura repressione comunista contro gli operai di Berlino Est, Camus scrive: «Questa rivolta e la grande lezione che ne deriva, e la repressione che l’ha seguita: ecco, questa rivolta non meriterebbe alcune riflessioni? Non meriterebbe, dopo tante posizioni annunciate a vanvera, una dichiarazione di solidarietà ferma e chiara?». Camus, scrive Sangiuliano, “criticherà aspramente l’invasione dell’Ungheria del 1956; e difenderà lo scrittore dissidente Boris Pasternak, l’autore de Il dottor Zivago, attirandosi le antipatie del ministro degli esteri sovietico, Dimitry Šepilov. Per queste sue posizioni sarà anche isolato da una certa intellighenzia europea filocomunista, per convinzione, convenienza o moda”.

L’intervento del ministro Sangiuliano sulla “Stampa”

Altri autori proveranno “la delusione del comunismo e il passaggio all’anticomunismo”.  André Gide e André Malraux, che diventerà ministro della Cultura di De Gaulle. Il ministro cita un passaggio risalente al 19 settembre del 2019. Quando il Parlamento europeo ha approvato con 535 voti a favore una risoluzione nella quale si enuncia una netta condanna tanto del nazismo quanto del comunismo. “Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno votato il documento – ricorda il ministro-  esprimendosi dunque contro il nazifascismo; il Pd si è spaccato: la maggioranza ha votato a favore, una parte si è dissociata. Renew, il gruppo che si richiama al presidente Macron, ha votato a favore”.
Un voto “storico” che pure non è stato sottolineato con il dovuto rilievo dalla stampa italiana. Eppure la risoluzione andrebbe letta bene, nel profondo, suggerisce il ministro:  «L’integrazione europea è stata una risposta alle sofferenze inflitte da due guerre mondiali e dalla tirannia nazista, che ha portato all’Olocausto, e all’espansione dei regimi comunisti totalitari e antidemocratici nell’Europa centrale e orientale». Va da sé che da questo assunto “l’Europa nasce come risposta alle due barbarie, sia del nazifascismo e del comunismo”.
In un altro passaggio Sangiuliano pone all’attenzione il Libro nero del comunismo. “Lo storico Stéphane Courtois quantifica in 85 milioni le vittime del comunismo;  nelle sue varie declinazioni geografiche, in Europa e in Asia. Un orrore cristallizzato nelle pagine del Nobel Aleksandr Solženicyn e dello storico Robert Conquest”. Da qui il ministro pone la lente di ingrandimento su quello che definisce un certo europeismo à la carte: “si è europeisti convinti quando conviene, si accantona malamente l’Europa quando non conviene”. Il punto dunque è: “perché non dichiararsi anticomunisti? Dopo essersi dichiarati antifascisti, convergendo dunque sulla posizione maggioritaria in Europa. Benedetto Croce, promotore ed estensore del Manifesto degli intellettuali antifascisti, si dichiarò con grande limpidezza tanto antifascista quanto anticomunista. E per questo il filosofo fu apertamente minacciato da Togliatti, quando scrisse su Rinascita «non lasceremo andare in giro merci avariate»”.

Chi si ostina a rifiutare di mettere sullo stesso piano fascismo e comunismo

Altro nodo centrale di coloro che si rifiutano di mettere sullo stesso piano fascismo e comunismo è il seguente: “l’Italia ha conosciuto la dittatura fascista ma non quella comunista”, e “il Pci si sarebbe adoperato per la costruzione della democrazia. È vero: per fortuna l’Italia non è stata sottoposta come l’Est europeo ad una dittatura comunista, mentre ha conosciuto una nefanda dittatura fascista- è il suo ragionamento- . Tuttavia, questa obiezione ha due punti estremamente deboli. La condanna del comunismo non va relegata a un piano dell’esperienza soggettiva e storica, ma deve contenere una visione filosofica e culturale: non si condanna un assassino solo se ti hanno ucciso un parente, lo si condanna a prescindere. L’altro elemento dirimente è che l’Italia non ha conosciuto la dittatura comunista, ma ha avuto il suo stalinismo e lo ha rinnegato solo tardivamente e con mille ambiguità”.

Libri e letture utili: excursus storico-bibliografico

Da non dimenticare che “Palmiro Togliatti, per il quale ancora c’è una certa venerazione, fu, a Mosca, vicesegretario del Comintern, ossia il più fedele e stretto collaboratore di Stalin; di cui sono ormai dimostrate le vaste complicità nell’eliminazione fisica degli anarchici in Spagna; nella fucilazione del gruppo dirigente comunista polacco, nella tragedia degli alpini italiani (anche se la questione è controversa) e finanche nell’invio nei gulag di esuli italiani comunisti non pienamente allineati allo stalinismo. Responsabilità a cui fa riferimento anche Giorgio Bocca nella biografia del cosiddetto “Migliore””.
Si tratta quasi di una lectio magistralis nella quale il ministro cita un altro caposaldo della storiografia: il saggio di Elena Aga Rossi e Viktor Zaslavskij dal titolo  Togliatti e Stalin. Il Pci e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca: volume che dimostrò  attraverso documenti resi pubblici dopo la caduta del comunismo “il  forte fra il Pci e Mosca, anche nel determinare la “svolta di Salerno”. Il Pci è per decenni anti-atlantista, antiamericano, filosovietico e antieuropeista”, sottolinea il ministro sulla Stampa. Altri autori avrebbero dimostrato il legame tra il comunismo italiano con il peggiore stalinismo. “Massimo Caprara, che fu a lungo segretario di Togliatti e poi parlamentare Pci, rivela retroscena inediti in due libri: Quando le botteghe erano oscure e Togliatti, il Komintern e il gatto selvatico”. Fondamentali le pagine in cui nel saggio Lavoro riservato. I cassetti segreti del Pci descrisse la struttura paramilitare del partito, tenuta in piedi a lungo dal vice segretario Pietro Secchia. L’intervento di Sangiuliano è una miniera di segnalazioni librarie.

Quando il Pci “pianse” Stalin. “Gloria eterna”

Come non ricordare, poi, la nota dolente con la quale il 7 marzo 1953 il Pci salutò la morte di Stalin? «Una grave, irreparabile sciagura ci ha colpiti tutti. È morto Giuseppe Stalin, l’uomo al quale milioni di operai, di contadini, di intellettuali italiani guardavano con fiducia e affetto, come al loro capo e alla loro speranza». “La nota del comitato centrale del Pci si conclude così: «Gloria eterna a Giuseppe Stalin! Viva il Partito comunista dell’Unione Sovietica! Viva l’indistruttibile amicizia tra il popolo italiano e i popoli dell’Unione Sovietica»”.

“Chi non si dichiara anticomunista non è in linea con i principi europei”

Da segnalare, ancora, come l’invasione dell’Ungheria del ’56 – «l’indimenticabile 1956», come lo chiama Pietro Ingrao- , “la questione comunista esplode fra tanti intellettuali europei, soprattutto in Francia: Camus, Sartre, J. M. Domenach, Edgar Morin, Marguerite Duras”. Da noi Italia Italo Calvino, Renzo De Felice e Antonio Giolitti abbandonarono il Pci. “Togliatti definì «scimmie urlatrici» i giornalisti occidentali che raccontano la repressione nell’Est; e pochi anni prima aveva definito il romanzo di George Orwell 1984 «una buffonata». Da questa dotta dissertazione si evince come “la storia d’Europa è certamente la lotta strenua al nazifascismo, sconfitto nel 1945. Ma anche una dura lotta al comunismo, prima ancora culturale e poi politica. La risoluzione del Parlamento europeo- conclude Sangiuliano-  è in linea con tutto ciò.  E chi non si dichiara anticomunista non è in linea con i principi europei”.

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