La lezione di Sangiuliano: “Perché sono anticomunista. Chi non lo è non rispetta i principi europei”
Un interessante e appassionato intervento del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano sulla Stampa tutto da gustare. Il ministro spiega perché è fieramente anticomunista e non potrebbe non esserlo. Il suo excursus sulle sue letture che nel corso del tempo hanno corroborato le sue idee sono illuminanti, utili per chi volesse prendere nota. L’incipit del suo intervento è dedicato Albert Camus, che nel suo saggio L’homme révolté (L’uomo in rivolta) “mette sotto accusa il comunismo e il suo tradimento morale. Lo scrittore francese, nato in Algeria, che pure era stato iscritto al Partito comunista, articolerà una serrata critica, filosofica e storica, al comunismo”.
Nell’articolo 17 giugno 1953- evidenzia il ministro– a proposito della dura repressione comunista contro gli operai di Berlino Est, Camus scrive: «Questa rivolta e la grande lezione che ne deriva, e la repressione che l’ha seguita: ecco, questa rivolta non meriterebbe alcune riflessioni? Non meriterebbe, dopo tante posizioni annunciate a vanvera, una dichiarazione di solidarietà ferma e chiara?». Camus, scrive Sangiuliano, “criticherà aspramente l’invasione dell’Ungheria del 1956; e difenderà lo scrittore dissidente Boris Pasternak, l’autore de Il dottor Zivago, attirandosi le antipatie del ministro degli esteri sovietico, Dimitry Šepilov. Per queste sue posizioni sarà anche isolato da una certa intellighenzia europea filocomunista, per convinzione, convenienza o moda”.
L’intervento del ministro Sangiuliano sulla “Stampa”
Chi si ostina a rifiutare di mettere sullo stesso piano fascismo e comunismo
Libri e letture utili: excursus storico-bibliografico
Quando il Pci “pianse” Stalin. “Gloria eterna”
“Chi non si dichiara anticomunista non è in linea con i principi europei”
Da segnalare, ancora, come l’invasione dell’Ungheria del ’56 – «l’indimenticabile 1956», come lo chiama Pietro Ingrao- , “la questione comunista esplode fra tanti intellettuali europei, soprattutto in Francia: Camus, Sartre, J. M. Domenach, Edgar Morin, Marguerite Duras”. Da noi Italia Italo Calvino, Renzo De Felice e Antonio Giolitti abbandonarono il Pci. “Togliatti definì «scimmie urlatrici» i giornalisti occidentali che raccontano la repressione nell’Est; e pochi anni prima aveva definito il romanzo di George Orwell 1984 «una buffonata». Da questa dotta dissertazione si evince come “la storia d’Europa è certamente la lotta strenua al nazifascismo, sconfitto nel 1945. Ma anche una dura lotta al comunismo, prima ancora culturale e poi politica. La risoluzione del Parlamento europeo- conclude Sangiuliano- è in linea con tutto ciò. E chi non si dichiara anticomunista non è in linea con i principi europei”.