Il piagnisteo di Sinibaldi sul Cepell mette in moto l’amichettismo “de sinistra”. Chi è il successore Monti Buzzetti

12 Gen 2024 11:56 - di Riccardo Angelini
Sinibaldi Cepell

Marino Sinibaldi, dopo tre anni, non è più presidente del Centro per il libro e la lettura. Il suo mandato, la nomina fu di Franceschini, scadeva a gennaio e il ministro Sangiuliano ha provveduto a nominare un altro al suo posto, Adriano Monti Buzzetti Colella. Sinibaldi dunque non è stato né cacciato né epurato, semplicemente non riconfermato. Può succedere, ma evidentemente non se ne fa una ragione. Sicuramente competente e influente nel mondo dell’editoria, ha messo in moto la rete delle sue conoscenze per protestare contro la “famelica occupazione” della destra. Pratica evidentemente sconosciuta a sinistra…

L’amichettismo di sinistra non ha mancato di dare la sua pronta solidarietà con corollario apocalittico: dopo di lui, il diluvio. Zingaretti si è spinto a dire che sarà un danno per l’Italia. Amichettismo non è tra l’altro nostra definizione ma arguto “ismo” coniato da Fulvio Abbate, di sinistra pure lui, che così lo definisce: “L’amichettismo racconta un insieme chiuso di relazioni. Per lo più interessate”.

Nel dettaglio, Sinibaldi lamenta il metodo: una telefonata all’ultimo minuto. C’è chi si è lamentato per una mail, neanche la telefonata va bene. Si preferiva forse un telegramma consegnato da un valletto in livrea su cuscino di velluto. Ma anche così, c’è il fondato sospetto che Sinibaldi avrebbe lo stesso fatto le sue recriminazioni. Il Foglio oggi fa notare che il canovaccio usato e abusato è sempre lo stesso: ora per il Salone del Libro ora per la Biennale e poi per la Rai. Insomma per ogni poltrona o poltroncina perduta.

Repubblica ha dedicato al caso un paginone di intervista-piagnisteo, con picchi di loquace aggressività di Sinibaldi. “Tragica angustia culturale. Intenzione famelica. Stanno cancellando le professionalità”, queste alcune perle di buon gusto. Oltre all’allusione al “piccolo cerchio asfittico di persone con gusti molto simili che mette a repentaglio il pluralismo” nell’ambito del quale sarebbero fatte le nomine dalla destra di governo. Invece, fa sempre notare Il Foglio, sembra Radio tre Rai di cui Sinibaldi fu direttore.  Quindi l’annuncio che sta lavorando a un prossimo podcast su Acca Larenzia con al centro la “parata nera” dello scorso 7 gennaio. Quelle precedenti, evidentemente, gli erano sfuggite. Eppure è giornalista, e assai esperto a quanto dicono gli amichetti solidali.

Ma l’amichettismo non si impegna solo nel mettere l’aureola a Sinibaldi, si infervora anche nello sminuire e possibilmente denigrare il suo successore, Adriano Monti Buzzetti Colella. E’ tolkieniano, è monarchico, ha lavorato con Sangiuliano, finanzierà solo festival letterari di destra…. Un processetto alle intenzioni cui il nuovo presidente del Cepell prima sceglie di non replicare. Poi risponde e lo fa con un’intervista a Il libraio.it.

“Posso capire – afferma – il rammarico per la mancata riconferma in un incarico – anche se in un incarico a tempo come quello di Presidente del Centro per il libro il bis non si può pretendere -, mentre trovo meno comprensibile il livore gratuito. I 25 anni di carriera alle spalle, anche pubblicistica, che non si limita al fantasy com’è stato scritto, credo testimonino la mia grande passione per i libri e l’editoria, senza contare la mia formazione umanistica e i miei trascorsi da frequentatore di archivi e biblioteche”. Sinibaldi allude alla possibilità che il Cepell finanzi piccoli festival identitari. Lui nega. E anche a proposito dell’accusa di essere stato monarchico in gioventù distingue tra sentimenti e pratica quotidiana. In gioventù Sinibaldi militò in Lotta Continua. Questione di gusti degli anni acerbi. E non di libri. Terreno sul quale l’operato del nuovo presidente del Cepell è tutto ancora da valutare, liberando il campo dai veleni del risentimento.

 

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