Glass Hostaria – Roma

20 Gen 2024 0:01 - di Redazione

Glass Hostaria
Vicolo del Cinque, 58 – 00153 Roma
Telefono: 06/58335903
Sito Internet: www.glasshostaria.it

Tipologia: ricercata
Prezzi: menù “Glass” e menù “Vegetariano” 130€, altri piatti alla carta 38/65€, dolci 18€
Chiusura: Lunedì e Martedì, da Mercoledì a Venerdì a pranzo

OFFERTA
L’ormai iconica chef dal ciuffo rosa, popolare anche al di fuori della cerchia dei gourmet per via delle sue apparizioni televisive, propone una cucina fusion, cerebrale e “controcorrente”, fondata sulla contaminazione e i sapori spinti, a dire il vero non sempre convincente, in quanto la voglia di stupire a tutti i costi non sempre va a braccetto con la piacevolezza dell’esperienza gastronomica. Optando per il menù “Glass”, abbiamo iniziato con alcuni piacevoli appetizers, seguiti da vongole con nervetti, mela verde e sedano in zuppetta di latte di mandorle, forse il piatto più riuscito della serata, dal sapore delicato e in equilibrio nel gioco delle consistenze tra carnosità e morbidezza. A seguire delle tagliatelle con caglio di latte di capra, alici e bottarga, limone candito, mentuccia e clorofilla, piatto dalle caratteristiche opposte al precedente, eccessivo nella sua opulenza e sapidità. Sbilanciata sui toni dolci la triglia e la sua bisque che accompagnava lo gnocco alla romana e i peperoni arrostiti. Si sale, ma senza in fondo convincere del tutto, con il morbidissimo petto di pollo cotto a bassa temperatura con lattuga di mare, fungo e demi-glace all’ananas, dove, anche in questo caso, ha prevalso dolcezza e rotondità. Come ultimo piatto salato, degli gnocchetti di patate con bagna cauda all’aglio nero, ricci di mare, pomodori semisecchi e tartufo, un piatto volutamente eccessivo, ma squilibrato nel non riuscito tentativo di amalgamare sapori e consistenze diverse, in cui il sapido, l’amaro, il dolce e i sapori selvaggi, grassi e terrosi non riuscivano a coesistere, a partire peraltro da una base di gnocchi gommosi, per un esito assai poco piacevole. Come pure non ci ha per niente convinto il dessert, a base di gelato al kefir, mousse alla pesca su base di pan di Spagna, pesca infusa nella soia dolce e arrostita, un piatto visivamente barocco la cui eccessiva dolcezza era solo parzialmente compensata dalla piacevole acidità e freschezza del gelato. Discreta la piccola pasticceria seguita da un caffè sottoestratto e carente di aroma e sapore.

AMBIENTE
Design contemporaneo per la sala più grande al piano terra e per il soppalco, luci basse e tavoli “nudi” a creare atmosfera.

SERVIZIO
Cortese e professionale ma anche molto autocompiaciuto.

Recensione a cura di: Roma de La Pecora Nera – ed. 2023 – www.lapecoranera.net

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