Fiori per le vittime italiane di Nikolajevka. Rampelli: “Elmi di ghiaccio per anni dimenticati”

28 Gen 2024 20:02 - di Redazione

“Ottantuno anni fa l‘esercito italiano sconfisse nella Valle del Don l’Armata Rossa, sostenne dal 16 al 26 gennaio del 1943 venticinque feroci e disperate battaglie sul fronte russo, in località Nikolajevka, per rompere l’assedio e guadagnare la strada verso casa. Soldati senza munizioni, con un solo carro armato e consumati dalla fame e dal freddo della steppa. Ne morirono 40mila su 70mila, compresi i dispersi e i catturati, che sarebbero poi quasi tutti deceduti nei campi di prigionia. Per decenni l’Italia, a causa del solito approccio ideologico con la storia, ha rinnegato quelle vite, ritenendo che chi era impegnato nella Seconda Guerra mondiale non dovesse essere degno di ricordo. Eppure combatterono per l’Italia, non per il regime”, scrive il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia 

Rampelli: “Onore ai 90mila elmi di ghiaccio mai tornati dal fronte russo”

“Nel 2011 fu eretto a Roma un monumento per i caduti sul fronte russo, realizzato un giardino e da lì iniziarono i primi segnali di disgelo. Importante fu l’interessamento del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, reduce nel 2000 da un viaggio in Russia dove visitò il Cimiteto dei caduti italiani nella foresta di Rada. Questa mattina la Camera dei Deputari, il Senato della Repubblica, il Ministero della Difesa, Roma Capitale hanno deposto corone di fiori, abbiamo pregato con il parroco e salutato civili e militari presenti. Abbiamo ricordato decine di milioni di soldati che morirono indossando le divise di ogni nazione europea, tra cui solo 10 furono i civili, menzionando l’Art. 11 della nostra costituzione, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli…”. I 90mila ‘elmi di ghiaccio’ mai tornati dalla Russia e abbandonati in un angolo buio dalla Repubblica italiana si sono scaldati al sole di questa domenica in comunità. Ci hanno sorriso e abbracciato e hanno fatto tuonare il grido del Generale Reverberi, medaglia d’oro al valore militare, che guidò la battaglia tra la neve: «Tutti i vivi all’assalto».

 

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