Enoteca La Torre – Roma
Enoteca La Torre
Lungotevere delle Armi, 22/23 – 00195 Roma
Telefono: 06/45668304
Sito Internet: www.enotecalatorreroma.com
Tipologia: ricercata
Prezzi: tre piatti alla carta 165€, piatto aggiuntivo 30€; menù degustazione 180/200€
Chiusura: Lunedì e Martedì
OFFERTA
Lieve passo in avanti per questo locale che si inserisce a pieno titolo nel panorama del fine dining della Capitale. Un miglioramento che sembra inarrestabile quello del talentuoso chef Domenico Stile, nativo di Gragnano, che mantiene ben fermi i cardini della sua cucina in quel ricco territorio vesuviano, esaltando però sapori e profumi della materia prima d’elezione grazie a tecnica e creatività che hanno pochi rivali a Roma. Il menù non è ampio, circa quattro portate per servizio, ed è possibile scegliere un minimo di piatti alla carta (3 per 165 euro) oppure uno dei due menù degustazione da 6 e 8 portate, rispettivamente proposti a 180 e 200 euro: qualunque sia la strada che si decide di intraprendere, si arriverà felici alla meta. Ciò che colpisce è la nettezza dei gusti: il mare è il mare, la terra è la terra e questo non è un risultato scontato nell’odierna cucina gourmet dove spesso il piatto viene allestito principalmente per essere bello da vedere, talvolta con cervellotiche combinazioni di ingredienti che finiscono per creare solo confusione al palato: quelle di Stile sono creazioni splendide da osservare ma, soprattutto, buone da mangiare. La nostra cena si è aperta con una serie di finger food davvero gradevoli, tra cui abbiamo apprezzato la pizzettina croccante alla marinara, l’alveare di polenta fritta con “ape” di blu di bufala e la piadina squacquerone, prosciutto cotto e cetriolini. Grande tecnica nell’insalata di polpo, uva e olive nere servito come antipasto, dove il mollusco viene ricomposto dopo la cottura a creare un divertente effetto scenico-gustativo. A seguire, due primi diversissimi tra loro ma entrambi ottimi: pasta mista in guazzetto di gallinella di mare, presente anche affumicata, dal sapore intenso ma ben bilanciato dalla nota fresca donata dal bergamotto e dall’acidità del sugo di pomodorini gialli; ravioli al cinghiale con la sua riduzione, pepite di mela Annurca e fieno, un piatto che non si smetterebbe mai di mangiare grazie al delizioso connubio tra pasta, sugo, carne e frutto. Altrettanto raffinati i due secondi, tra cui abbiamo preferito l’agnello alla Villeroy, gradevolmente cotto “al rosa” e accompagnato da funghi in diverse consistenze, rispetto al buono ma “consueto” baccalà in oliocottura, sia pur accostato a un buon intingolo alla verza. Una mini seadas servita come predessert ha anticipato il tradizionalissimo e imperdibile babà confezionato in sala, con rum Zacapa 23 anni, vaniglia, visciole e menta. In chiusura, una doverosa menzione va al servizio del pane, in giusta quantità e con preparazioni non banali, e alla temperatura di servizio semplicemente perfetta per ogni portata. Di buona aromaticità ma leggermente sottoestratto il caffè finale.
AMBIENTE
La ricchezza dell’architettura, degli arredi e della stoviglieria, frutto di un’eleganza “fin de siècle”, rendono nel complesso splendida questa raffinata sala da pranzo all’interno di Villa Laetitia, elegante albergo di proprietà Fendi. Stile impeccabile per uno tra i ristoranti più affascinanti di Roma.
SERVIZIO
Diretto da un maître sommelier di prim’ordine, Rudy Travagli, il servizio è esattamente come dev’essere in luoghi di tale prestigio: solerte ed empatico ma rigoroso e attento.
Recensione a cura di: Roma de La Pecora Nera – ed. 2023 – www.lapecoranera.net