Corrado Guzzanti fa a pezzi il politicamente corretto: “Se le minoranze si offendono è un problema loro”
Corrado Guzzanti coglie l’occasione del suo ritorno in tv (dal 12 gennaio su Sky con la nuova stagione de I delitti del BarLume) per fare a pezzi il politicamente corretto. Intervistato da Silvia Fumarola di Repubblica, rimpiange l’epoca della satira dei tempi di Prodi, Rutelli, Bertinotti. «Bei tempi. Sì, un po’ mi manca. Nel senso che un po’ ho nostalgia, e un po’ so che ci sono cose che stanno bene lì dove stanno. È talmente cambiato tutto…».
Oggi su chi vorrebbe esercitarsi? «Volendo sono tutti parodiabili, anche troppo. Avverto un senso di futilità, anche quando vedo i miei colleghi, bravissimi. Ma è come se si fosse sgangherato qualcosa nel profondo, se si fosse perso il carattere eversivo, che c’era quando abbiamo cominciato».
Guzzanti: “Il politicamente corretto rende il lavoro difficile a tutti”
E oggi? «Oggi i partiti sono comitati d’affari, giustissimo continuare a fare satira, ma l’idea di commentare quello che ha twittato Salvini mi fa tristezza, non mi ispira creatività». Com’è cambiata la comicità con il politicamente corretto? «È cambiata in peggio. Non so se il politicamente corretto abbia le ore, i giorni o gli anni contati, ma me lo auguro». E ancora: «Il principio per cui devi censurare qualunque cosa possa offendere una minoranza non può funzionare, non si può pretendere. Il principio deve essere che se ti offendi è un problema tuo». E ancora: «Il politicamente corretto oggi rende il lavoro difficile a tutti, e prima o poi si ammorbidirà. Non posso pensare a un futuro in cui devi stare attento alle virgole perché il circolo dei virgolisti si potrebbe offendere».
Fascisti su Marte: pensavo che certe polemiche fossero archiviate
Ha fatto “Fascisti su Marte”: l’impressione generale vedendo certe immagini? «Brutta. Quando è uscito il film, un po’ ingenuamente, pensavo che certe parole fossero, salvo che per piccolissime minoranze, superate. E quindi si potessero satiricamente archiviare. Invece sono ancora evocative».
“Di Giorgia Meloni cosa pensa?”, chiede la giornalista di Repubblica. «Meloni, come la vediamo adesso, è molto sola a casa sua. Malgrado siano diversi anni che esiste Fratelli d’Italia, non è stata in grado di costruire una classe dirigente che le somigli». Insomma, lo stantio ritornello della sinistra: quando proprio non si può eccepire nulla sul leader, si fanno le pulci alla “classe dirigente”.