Zoro ci avvisa che non leggerà Tolkien (perché Meloni lo cita troppo spesso). La cosa gli crea frustrazione?

29 Dic 2023 10:19 - di Vittoria Belmonte
Zoro Tolkien

Zoro (Diego Bianchi) è a modo suo un simpaticone. Ed è anche un soggetto utile. Perché se hai dubbi sull’antropologia di sinistra, in particolare di una certa sinistra, irriducibile, autoironica e un po’ sfessata alla Céline, lui ti conferma nei giudizi (e nei pregiudizi). Insomma che ha fatto? Sul Venerdì ha scritto che lui Tolkien non lo leggerà e che tutto l’armamentario di elfi, maghi e spade e anelli non gli interessa. E fin qui, uno reagisce con il canonico “e chissenefrega”.

Ma il punto è un altro. Perché non gli interessa? Perché è autore – a suo dire – divenuto il maitre à penser dell’odiato governo di destra. E allora Zoro, che ha tanto da fare e da leggere ancora (come noi tutti del resto) non intende perdere tempo con Gandalf divenuto “carne da Atreju”. E che fastidio per un ministro della Cultura (Sangiuliano), barbaro invasore di un “santuario” dove erano i progressisti a scegliere le icone da venerare (ciò che la destra definiva sprezzantemente “culturame”) che al “britannico” Tolkien ha “addirittura” dedicato una mostra. 

“Di certo – scrive il nostro – c’è che io, purtroppo, Tolkien non l’ho mai letto, e se agli hobbit e agli elfi non ho mai trovato ragione per appassionarmi nemmeno ben prima che Gandalf divenisse carne da Atreju, dopo un anno di esasperanti spoiler meloniani la voglia di colmare la lacuna si è oltremodo affievolita (e se a nulla sono valse serie tv e film di successo, dubito mi convinceranno le mostre dedicate). Dell’ignoranza, diversamente da buona parte di classe dirigente contemporanea, non ho mai fatto vanto: solo rammarico, quando non senso di colpa. Il problema è che ho ancora tanto da leggere prima di conoscere Frodo e so già che difficilmente ce la farò. Sicuramente, non con questo governo in carica”.

Insomma dai, traspare un filino di risentimento nella prosa di Zoro-Diego Bianchi. Potremmo prendere in prestito la chiosa di Lollobrigida e dedurne che questa Tolkienmania è cosa che gli crea frustrazione. E frustrazione profonda.

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