“Io sono Assita e come Giorgia sono una donna, sono europea…”: la leader belga conquista Atreju
«Io sono Assita, sono una donna, sono europea»: un intervento travolgente quello di Assita Kanko, europarlamentare belga e vicepresidente di Ecr, che ha strappato applausi alla platea di Atreju, fornendo una formidabile lezione a distanza alla sinistra italiana e terzomondista.
«Ci sono molte persone di colore come me che vogliono un futuro diverso», ha ricordato la parlamentare europea eletta in Belgio. Sono conservatrice perché «quando lavoro non voglio che il mio governo continui a tassarmi oltre misura» e voglio che «la legalità venga tutelata». Classe 1980, giornalista impegnata per i diritti umani, è proprio lei la protagonista meno attesa della giornata conclusiva di Atreju.
“Sono nata in Burkina Faso e sono fiera di essere di destra”
«Quando sento dire a Giorgia Meloni, sono una donna, sono una madre, sono italiana, mi stupisco che la stampa si stupisca». E qui arriva la citazione che strappa applausi: «Sono una donna, sono una madre, sono fiamminga, sono europea. Nessuno deve togliermelo», dice l’europarlamentare di origine africnaa. «Voglio una Europa libera, illuminata, voglio che le donne non siano controllate dalla sinistra. In Belgio, sta diventando normale che bambine di 8, 9 anni vadano a scuola con il velo. Io sono cresciuta in Burkina Faso – premette la Kanko – e so cosa significa questo clima». Eppure, «nessuno a sinistra dice: non va bene».
Assita Kanko: metterei il futuro di mia figlia nella mani della Meloni
«Io metterei il futuro di mia figlia nelle mani di Giorgia Meloni e non nelle mani di queste persone. Stiamo qui per costruire il futuro per l’Europa che vogliamo. Vogliamo la migrazione controllata», scandisce l’europarlamentare nata in Burkina Faso. «Vogliamo gente che ama la nostra cultura, che si vogliono integrare». «Con voi – promette Assita tra gli applausi della platea – contribuirò a proteggere l’Europa e i vostri figli».
Eppure, ricorda la europarlamentare conservatrice, «c’è una buona parte della stampa, che quando ti vuole ghettizzare ti definisce di estrema destra. E così, quando vi chiamano estremisti, vi mettono un bersaglio sulla schiena». Storie ben note al popolo della destra italiana. E non a caso gli applausi finali della gente di Atrejue scattano ancora più sentiti.
Questo a significare che il colore della pelle non conta nulla! Brava Assita, che lezione!