Il made in Italy ad Atreju, Urso: “Mai succubi della Cina”. E Calenda strappa l’applauso contro Elkann
La Sala Emanuela Loi è stracolma e non certo perché fuori fa freddo. Anche all’esterno è sold out. Tra i viali del villaggio di Atreju alle spalle di Castel Sant’Angelo, si fa fatica a procedere e fendere la lunga fila di passanti che procedono lentamente tra gli stand e si fermano per un selfie con i vip.
Made in Italy, Urso: mai succubi della Cina
In tantissimi per il dibattito sul made in Italy, mentre in contemporanea si svolge la tavola rotonda con il nutrito manipolo gli amministratori di centrodestra diretta dal sindaco dell’Aquila Biondi. Al convegno sul made in Italy, introdotto dalla sottosegretaria Fausta Bergamotta, si alternano il ministro Adolfo Urso, Matteo Zorbas, presidente dell’Ice, e Carlo Calenda. Un altro degli ospiti del fronte avversario che hanno accettato l’invito di Fratelli d’Italia. Per confrontarsi con gli esponenti del governo Meloni, per esserci. E anche per strappare applausi, come ha fatto il leader di Azione che si è esibito in un attacco ad alzo zero alla famiglia Elkan. Colpevole di aver dirottato all’estero, in particolare aver venduto ai cugini francesi, i gioielli di famiglia. “Stellantis ha smantellato l’industria italiana. Ora Elkan alzasse le chiappe, venga qui e ci pieghi come ha utilizzato i finanziamenti dello Stato”. Non è una novità ma la verve che ha messo è molto piaciuta alla platea.
Calenda: Elkann alzi le chiappe e venga qui
Costretto ad alzare i decibel, insomma, perché non era facile parlare dopo il ministro Urso. Che ha passato in rassegna tutte le iniziative forti del governo in materia di regolamento delle materie critiche. Che rimanda direttamente a quel cambio di passo all’insegna della sovranità che è la cifra di questo esecutivo. Iniziative concrete su lavorazione e riciclo per uscire dalla sudditanza delle importazioni dall’estero. “Per non diventare succubi della Cina”, scandisce a voce alta surriscaldando il pubblico di Atreju.
Serve una nuova politica industriale europea
Urso sottolinea la volontà di imprimere una nuova politica industriale europea e nazionale. “Dobbiamo farlo guardando al futuro”, dice citando non solo il disegno di legge strategico sul made in Italy, ma anche il ddl delega per estirpare la burocrazia infernale che impedisce alle imprese di orientarsi e lavorare. “Abbiamo trovato 2000 forme di incentivi diversi per le aziende, una giungla in cui è impossibile districarsi”. Snellimento burocratico e politica forte in materia di produzione.
“Torneremo ad aprire le miniere”
“Lo dico anche qui e lo ripeto – alza i tono il ministro Urso – torneremo ad aprire le miniere per non dipendere dal gigante cinese come prima da Mosca”. Calenda ha puntato il dito contro la famiglia Elkan che ha svenduto Magneti Marelli, il gioello di Sergio Marchionne, a un’azienda giapponese indebitata. Ma non basta. Strali anche contro quel genio dell’ex ministro Luigi Di Maio. “Ho sentito che ha detto che quell’esperienza gli è servita a maturare e crescere. Avrebbe fatto meglio ad andare da uno psicologo e avremmo risparmiato migliaia di euro”.
Tutti gli errori del passato con il ‘genio’ di Conte
Poi cosa si inventano con il Conte 2 duratre la pandemia? “Dare garanzia pubblica di 6 miliardi di euro ad Elkan per vendere. Ci vuole un genio…”. E qui i sorrisi si sprecano. Nessuno sconto neppure ai sindacati che tacciono. Strali su Repubblica (sara un caso che da quando dico queste cose non mi intervistano più”) concludono il pirotecnico e frizzante dibattito. Prima che la sala ospiti il dibattito con Fabio Rampelli e Giovanni Donzelli sul libro-intervista di Sallusti a Giorgia Meloni.