Fanno business su Pride e parità di genere: Report punta i riflettori su Zan e sulla moglie di Franceschini
La trasmissione Report punta i riflettori su alcuni retroscena imprenditoriali che potrebbero mettere in serio imbarazzo Alessandro Zan, deputato molto legato al mondo Lgbtqia+, promotore principale del ddl che porta il suo nome, e Michela Di Biase, moglie dell’ex ministro Dario Franceschini.
Zan socio di maggioranza di Be Proud srl
Di che si tratta? Del fatto che Zan è socio di maggioranza della società Be Proud Srl che organizza ogni anno il Pride Village di Padova. Nell’ultima edizione la manifestazione, dove Elly Schlein è stata ospite d’onore, ha registrato incassi di oltre un milione di euro. La trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci ha chiesto a Zan se il Pride Village fosse a tutti gli effetti un evento commerciale e se questo non costituisse un conflitto di interessi con la sua attività politica. “È un evento dove tutto quello che viene guadagnato viene riversato nell’iniziativa, e dunque non c’è nessun tipo di guadagno”, la risposta dell’esponente Pd nella clip.
Michela Di Biase e la società Obiettivo 5
Nel servizio di Report si tira in ballo anche Michela Di Biase. La quale costituì in tutta fretta, bruciando sul tempo altre società, la Obiettivo 5, di cui è socia al 25% e che serve a certificare il rispetto della parità di genere sui luoghi di lavoro. Secondo Report, questo tempismo potrebbe essere stato influenzato dalle sue connessioni politiche, avendo avuto notizia nel 2021 dell’imminente approvazione di una legge specifica. Tra i clienti dell’azienda Obiettivo 5 figurano importanti società quali Novartis, Gucci, Philip Morris e Generali.
Zan ha intanto già messo le mani avanti sui social: “Come ho sempre fatto, ringrazio Report per il lavoro d’inchiesta, questa volta anche su di me. Le loro inchieste fanno bene alla democrazia. Come ha confermato Report, ribadisco che non ho mai percepito alcun guadagno dalla manifestazione, che sono orgoglioso di aver fondato e che ha un importante valore sociale: i documenti lo attestano e sono pubblici”.