“Euthymía” di Lorenzo Peluso: volti di donne e nonne per raccontare il tempo nel Ci-lento

27 Dic 2023 11:19 - di Luca Maurelli

Sarà la Dieta mediterranea, che regala piacere e longevità, sarà per le proprietà anti-reumatiche del bosso, la pianta medica che abbonda nelle vallate cespugliose che lambiscono i fiumi di questa parte del profondo sud, o sarà per quell’antica vocazione alla ponderazione, da cui deriva il gioco di parole molto diffuso sul Ci-lento: sta di fatto che da queste parti le nonne non perdono mai l’antica leggerezza delle donne, anche quando gli anni passano e diventano tanti, troppi.
Da questa idea di ricordo e di orgoglio delle proprie origini e del proprio passato nasce l’ultimo lavoro del giornalista Lorenzo Peluso, inviato di guerra all’estero ma anche di “pace” nelle sue zone d’origine, Sanza, un piccolo borgo ai piedi del Monte Cervati, lungo il fiume Bussento, in Campania, provincia di Salerno: Euthymía, viaggio nei segni per fermare il tempo”, edito da Gagliardi, storie di 44 donne di Sanza e delle loro esistenze, racconta, attraverso i loro volti ritratti in bianco e nero dallo stesso autore, il lato femminile della periferia del sud, dove si vive tanto e si parla poco.
Se dietro a un grande uomo c’è sempre una grande nonna, apportando una piccola modifica al noto proverbio, Peluso ne inanella tante, una dietro l’altro, dedicando a ognuna di loro una foto, un breve racconto, un rima, talvolta un ragionamento su un tema, dalle rughe alla felicità, che spesso stanno insieme, come marchi indelebili, sulla stessa pelle.

L’anziana che è nonna ed è stata donna, mamma e prima ancora figlia, non dimentica la sua storia e si lascia fotografare concedendo i segni del proprio tempo al giornalista, che ruba un po’ l’anima alle sue signore riservate che lo scrutano da dietro una porta, arroccate a difesa della propria intimità. Angela, la “sua” nonna, è destinataria della dedica iniziale di Lorenzo Peluso: “Devo a lei questo lavoro. Mi ha amato come un figlio ed io ho provato, senza riuscirvi, a restituirle amore e stima. Carezze e cura. Tuttavia, se mai questo mio provare a donarle qualcosa, ha un valore, non è neppure la metà di ciò che ella mi ha lasciato. Dopo la sua dipartita, quindi, ho continuato a cercare i volti e le storie di queste donne straordinarie di cui proverò a raccontarvi, nelle pagine che seguono….”.

Ed ecco che sfilano, sulla passerella fotografica di un libro dall’estetica raffinata pari al contenuto, Maria, Rosina, Assunta, Candida, Beatrice, Carmela, Antonietta, Assunta, “… una vita fatta di sacrifici e lavoro duro, nei campi. ‘Non vengo bene nella fotografia, non vengo bene!’ mormora. Tuttavia, poi si concede….”. E la ricerca prosegue, tra le stradine del Borgo cilentano: “Dietro al bancone del bar, dove ancora la si trova, zia Ndunetta vi ha trascorso una vita intera. Mai una parola fuori posto; mai un atteggiamento sgarbato. Premurosa, interessata….”, quindi zia Maria, “che il nero lo indossa da troppi anni; da quell’istante in cui all’improvviso perse l’amore della sua vita. Nulla è stato più come avrebbe dovuto essere….”.

“La speranza – dice Lorenzo Peluso – è che tra qualche tempo, nel rivedere le immagini di queste ragazze d’altri tempi si possano provare
emozioni, rivivere ricordi. Riascoltare la voce ed i suoni. Nel rivedere queste fotografie si potrà superare il tempo, ritornando a quell’istante in cui loro, emozionate, preoccupate, felici, distratte, sono state immortalate in quello scatto che ha catturato la luce e fermato il tempo. Se sarà così, allora forse si, lo avremo fermato il tempo, per sempre….”.

Il volume, che si avvale degli interventi introduttivi del sindaco di Sanza Vittorio Esposito e dell’Assessora alle Politiche Sociali, Marianna Citera, ha la prefazione di Antonio Masiello, fotogiornalista di Getty Images.

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