Carpi, raid dentro la scuola per un pestaggio. Parla il prof cui hanno rotto il naso: capire cosa c’è dietro

4 Dic 2023 15:39 - di Lisa Turri
Carpi

Un professore di sostegno del Vallauri di Carpi è finito in ospedale per aver cercato di sedare una rissa tra alcuni studenti, che arrivavano da altre scuole superiori. Erano una ventina e durante la ricreazione sono entrati nel cortile dell’istituto e si sono messi a litigare con un ragazzo del professionale. Il docente è stato colpito al volto mentre cercava di allontanare gli intrusi che sembravano determinati a compiere un raid punitivo. Un pugno le ha fratturato il naso. In seguito gli studenti dell’istituto hanno indetto un presidio davanti alla scuola per solidarizzare con l’insegnante colpito.

Oggi l’insegnante, Vincenzo Giordano, 26 anni, è stato intervistato dal Corriere. E afferma che sarebbe suo desiderio parlare con i violenti che lo hanno colpito. «Vorrei solo conoscerli e avere l’opportunità di capire da dove nasce tanta violenza. Vorrei parlare con loro per decifrare le condizioni a contorno che possono portare un ragazzo a ritenere di poter organizzare una spedizione punitiva contro un loro coetaneo all’interno di una scuola».

I carabinieri, intanto, avrebbero già individuato i responsabili, tutti esterni alla scuola. «Penso che fossero più di venti – afferma Giordano – e non erano identificabili perché avevano tutti il cappuccio o il passamontagna. Li ho visti quando erano già in cortile che si avventavano su un mio alunno. Il ragazzo preso di mira frequenta la classe dove c’è il disabile che seguo io».

Ancora da chiarire come abbia fatto il gruppo di aggressori a penetrare nella scuola.  «Me lo chiedo anche io. Tra l’altro nell’istituto c’è un sistema di videosorveglianza capillare. Il fatto grave è proprio questo: sono entrati sprezzanti sia del personale scolastico, sia e del sistema di sorveglianza».

Il docente ricostruisce quegli attimi di brutale violenza:  «Dopo aver accerchiato il nostro studente hanno cominciato a colpirlo. Avevano anche anelli e braccialetti che utilizzavano come fossero dei tirapugni. A quel punto mi sono avvicinato e ho cercato di separarli. Gli dicevo: “Finitela”, “ma siete pazzi?”. Niente. Allora mi sono messo in mezzo e ad un tratto mi è arrivato quel micidiale cazzotto che mi ha rotto gli occhiali e il naso. Per alcuni minuti sono rimasto stordito. Dopo li ho visti che si dileguavano».

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