Addio a Ryan O’Neal, indimenticabile protagonista di “Love story” e “Barry Lindon”: aveva 82 anni (video)

9 Dic 2023 9:38 - di Penelope Corrado
Ryan O'Neal

Con i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri, Ryan O’Neal, morto 82enne a Los Angeles, è stato spesso un ragazzo della porta accanto nei film degli anni Settanta che lo hanno reso famoso a livello internazionale, a partire dall’indimenticabile e leggendaria storia romantica strappalacrime di “Love Story” e poi “Paper Moon – Luna di carta”, fino alla consacrazione con il cinema d’autore interpretando il personaggio principale, una canaglia irlandese nell’Inghilterra del XVIII secolo, di “Barry Lyndon” di Stanley Kubrick.

All’epoca la sua immagine pulita sullo schermo offriva pochi indizi sulla notorietà che avrebbe avuto la sua vita privata. Ma la sua relazione travagliata con tre dei suoi quattro figli, Tatum, Griffin e Redmond, l’assunzione di droghe e una relazione burrascosa con l’attrice Farrah Fawcett, dopo due divorzi, avrebbero messo in ombra la sua lunga e altalenante carriera di attore. Nei panni di Oliver Barrett, studente di legge all’Università di Harvard, si innamora dell’italoamericana Jennifer Cavalieri (Ali MacGraw), studentessa di musica figlia della classe operaia, in “Love Story” (1970). I due si sposano contro il volere del ricco padre di lui e ma lei poco dopo muore per una leucemia fulminante. Le due giovani star crearono un certo affiatamento e il successo fu clamoroso a livello internazionale. “Amare significa non dover mai dire mi dispiace”: la frase pronunciata da Ali MacGraw tra le lacrime a O’Neal è diventata una delle più celebri a tema amoroso. Nonostante altre notevoli interpretazioni, O’Neal non riuscirà mai più a eguagliare la popolarità conferitagli da “Love Story”.

A dare l’annuncio della scomparsa dell’attore statunitense, avvenuta venerdì 8 dicembre, con un post su Instagram accompagnato dalla foto di un tramonto al mare, è stato il figlio Patrick O’Neal, giornalista sportivo di Los Angeles. Nel 2001 a Ryan O’Neal era stata diagnosticata la leucemia, da cui poi è guarito, e nel 2012 il cancro alla prostata, come aveva fatto sapere lui stesso in quell’anno. “Questa è la cosa più difficile che abbia mai dovuto dire, ma eccoci qui. Mio padre si è spento serenamente, con il suo amorevole team al suo fianco che lo sosteneva e lo amava come avrebbe fatto con noi – ha scritto tra l’altro il figlio Patrick – Mio padre Ryan è sempre stato il mio eroe. Lo guardavo con ammirazione ed era sempre più grande della vita. Quando sono nato, nel 1967, mio padre era già una star televisiva in ‘Peyton Place’. Lì conobbe mia madre, Leigh Taylor-Young, e circa 9 mesi dopo (più o meno una sera o due) nacqui io. Mio padre è diventato una star del cinema internazionale con ‘Love Story’ all’inizio degli anni ’70, il film che ha salvato i Paramount Studios e ha fatto guadagnare a mio padre una stella sulla Hollywood Walk of Fame. È una leggenda di Hollywood. Punto e basta”.

Ryan O’Neal, all’anagrafe Charles Patrick Ryan O’Neal, era nato a Los Angeles il 20 aprile 1941 da una famiglia del mondo del cinema: suo padre di origini irlandesi era Charles “Blackie” O’Neal, romanziere e sceneggiatore, tra i cui copioni cinematografici figurano l’horror “La settima vittima” (1943) e il western di Randolph Scott “Gli avvoltoi” (1948); sua madre Patricia O’Callaghan è apparsa in alcuni film ma ha recitato soprattutto sul palcoscenico.

Dopo un inizio di carriera come stuntman in telefilm, Ryan O’Neal ottenne piccole parti come attore in serie tv come “General Electric Theater”, “Gli intoccabili”, “Il virginiano”, “Io e i miei tre figli”, fino a diventare co-protagonista del western “Empire” (1962-63) ambientato nel Nuovo Messico. O’Neal divenne poi un volto popolare del piccolo schermo recitando nella soap opera “Peyton Place” (1964-69) nella parte di Rodney Harrington, figlio privilegiato di un proprietario di un mulino, accanto a Mia Farrow. Al cinema aveva esordito con una fugace apparizione in “Il ranch della violenza” (1962). Ma il vero debutto sul grande schermo di O’Neal fu con “Io sono perversa” (1969) che vedeva protagonista anche

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