Tajani: “Il Trattato Italia-Albania non è paragonabile all’accordo Gb-Ruanda. E’ un modello”
Il Protocollo tra Italia e Albania “non viola il diritto dell’Unione”. E “non è paragonabile all’accordo tra Regno Unito e Ruanda”. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri Antonio Tajani nelle comunicazioni del governo alla Camera, citando la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson. E replicando a “chi, nell’opposizione, ha paventato una violazione del diritto internazionale ed europeo; a chi ha descritto il progetto come una Guantanamo all’italiana; e a chi ha parlato di deportazione o evocato il precedente dell’accordo tra Regno Unito e Ruanda”. Tutti i dettagli dell’accordo fornito dal ministro smentiscono gufi catastrofisti.
Tajani: “Il Trattato con l’Abania non paragonabile all’accordo Gb-Ruanda”
“Di fronte a questi foschi scenari basterebbe menzionare la semplice constatazione della Commissaria europea Johansson; importante esponente della socialdemocrazia svedese”. Il titolare della Farnesina riprende infatti le sue parole: ‘il diritto Ue non è applicabile fuori dal territorio dell’Unione Europea; ma sappiamo che il diritto italiano segue il diritto Ue. E che, secondo l’accordo, si applicherà in Albania il diritto italiano”. Dunque, il ministro Tajani passa a descrivere come funzioneranno le norme del Trattato con l’Albania.
Tajani illustra alla Camera il Trattato con l’Albania
“Funzioneranno secondo la normativa italiana, europea e internazionale in materia”. I due centri che l’Albania concederà “gratuitamente” all’Italia riguardano un punto di arrivo al porto di Shengjin; nella costa settentrionale del Paese; e una base militare a Gjader, a circa 30 chilometri dal porto”. “Nel porto spiega- vi sarà una struttura dedicata alle attività di soccorso, di prima assistenza e di rilevamento segnaletico e di impronte digitali. Nella seconda struttura, situata nella località all’interno, sarà svolto l’esame della domanda di protezione internazionale. E per chi non ne avrà i requisiti, saranno effettuate le procedure per il rimpatrio”. Tajani ha tenuto più volte a precisare che “le procedure saranno quelle italiane; e saranno svolte esclusivamente dalle autorità italiane, amministrative e giudiziarie”.
“Il protocollo con l’Albania non viola il diritto Ue”
In Albania, ha aggiunto, potranno essere condotti “solo i migranti che possono essere trattenuti nelle strutture che li accolgono”: ovvero i richiedenti asilo soggetti a procedura accelerata di frontiera e le persone in attesa di rimpatrio, dopo l’accertamento dell’assenza dei requisiti per il soggiorno in Italia. Poi una precisazione e una risposta a chi ha prefigurato scenari foschi: il protocollo tra Italia e Albania firmato il 6 novembre scorso da Giorgia Meloni e Edi Rama “non è paragonabile all’accordo tra Regno Unito e Ruanda”. Riaffermare il punto il ministro degli Esteri durante le comunicazioni del governo alla Camera, affermando: “Non c’è – tengo a ribadirlo – esternalizzazione a un Paese terzo della gestione delle domande di asilo. E non si deroga ai diritti internazionalmente garantiti, che sono anzi più volte espressamente riaffermati nel Protocollo”. “Presto l’Albania entrerà a far parte dell’Unione europea ed è parte del Consiglio d’Europa – ha chiarito – Le deroghe sarebbero state impossibili”.
Migranti: Tajani: “In Albania non potranno arrivare navi ong’
Entrando nel merito il ministro ha aggiuunto: “Il Protocollo stabilisce che nei due centri non potranno trovarsi complessivamente più di 3mila migranti nello stesso momento. E che i migranti potranno arrivare nel porto albanese solo con navi delle autorità italiane, intervenute in operazioni di soccorso. Quindi non si potranno trainare i barconi degli scafisti, né indirizzare verso l’Albania imbarcazioni gestite da organizzazioni non governative”. Tajani ha a lungo spiegato i termini del Trattato che ha mandato in tilt Elly Schlein e compagni. “L’accordo firmato il 6 novembre è una componente importante di una strategia complessiva. E un possibile modello, non solo per l’Italia, per collaborazioni future con Paesi amici”. Specificando che “il Protocollo con l’Albania non pretende di essere una panacea; ma uno strumento aggiuntivo per gestire i massicci arrivi di migranti”.
“Non ci siamo mai sottratti al dialogo col Parlamento”
Un’altra precisazione: “Il dibattito di oggi e il voto che lo concluderà dimostrano, se ce ne fosse bisogno, che il nostro governo non si è mai sottratto – specie su questioni di tale rilevanza – al dialogo e al vaglio del Parlamento. Consideriamo quindi il voto delle risoluzioni di oggi solo un primo – ma significativo – passo in questa direzione. E un’indicazione preziosa”. Ha poi auspicato che l’approvazione del ddl possa avvenire “in tempi compatibili con l’urgenza di affrontare, anche con strumenti innovativi, la gestione dei crescenti flussi migratori”.
L’accordo con la Libia nel 2017 non ebbe alcun passaggio parlamentare”
Parlando poi della questione del passaggio parlamentare, ha affermato che è “innanzi tutto un accordo attuativo del trattato di amicizia del 1995: il cui articolo 19 prevede la collaborazione bilaterale in materia migratoria tra” Italia e Albania. Ha quindi ricordato come invece il Protocollo in materia migratoria con la Libia firmato dal Governo Gentiloni nel 2017 entrò in vigore alla firma: quindi senza alcun passaggio parlamentare; considerandolo attuativo dell’articolo 19 del trattato di amicizia italo-libico del 2008: “benché per eseguirlo siano stati necessari vari provvedimenti e significativi stanziamenti”.