Roma, due anni di incubo per una 17enne tedesca: segregata in un maneggio, picchiata e violentata da due stallieri pakistani
L’inferno di percosse e abusi, violenze fisiche e sopraffazione psicologica dura due, lunghissimi anni. Tanto è durato l’orrore della segregazione, delle aggressioni sessuali e dei maltrattamenti che due stallieri pakistani hanno inflitto a una 17enne tedesca. Una ragazza oggi 21enne, nata in Spagna ma di nazionalità tedesca, tornata solo ora nel Paese, dopo aver trascorso 24 mesi nelle grinfie dei due aguzzini che dopo averla chiusa a chiave in una stanza riservata al personale di un maneggio a Cesano, hanno reiteratamente abusato di lei. Lei, poco più che ragazzina, tenuta reclusa, privata dei documenti e della sim del cellulare, in modo da isolarla totalmente dal resto mondo perché non potesse chiedere aiuto.
Roma, 17enne tedesca reclusa in un maneggio per due anni, pestata e abusata da due stallieri pakistani
Soggiogata dalla violenza e annichilita nel corpo e nella psiche. Azzerate le sue possibilità e finanche le sue capacità di reagire, la ragazza ha trascorso due lunghi anni subendo coercizioni e maltrattamenti che solo il 27 maggio del 2021 hanno avuto, grazie – riferisce Il Messaggero – a «un coraggioso passante, che ha notato i due uomini mentre la strattonavano per strada (a circa 200 metri dal circolo “La Melazza”)». È lì, in quell’istante, che la ragazza è stata liberata, si è salvata, e che i suoi due carcerieri pakistani che sono stati arrestati. Ora il primo dei due, il 31enne Ali Roze, che diceva di essere il suo fidanzato. Più grande della vittima di dieci anni, è già stato giudicato con il rito abbreviato e condannato in via definitiva per violenza sessuale. Sequestro di persona. Lesioni personali e maltrattamenti in famiglia. Reati aggravati dal fatto che la vittima fosse «minorenne e non parlasse la lingua italiana».
I suoi aguzzini non la lasciavano mai uscire da sola
Contestazioni per cui adesso è alla sbarra, imputato per le stesse accuse davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Roma, anche il secondo stalliere: Yasir Imran, 36 anni, coinquilino e parente del cosiddetto “fidanzato”. L’incubo dell’allora 17enne tedesca comincia nel settembre del 2019, quando la giovane va via dalla Germania con Ali, con una meta precisa: quel maneggio che diventerà la sua prigione. Ad attendere la coppia nelal foresteria della struttura i due troveranno Imran, che da anni si occupa di cavalli. I primi mesi tutto sembra scorrere normalmente: la giovane è ancora minorenne, e i due la trattato con il dovuto rispetto. Poi, Roze e Imran cambiano repentinamente atteggiamento: le proibiscono di uscire da sola da casa. La mandano a fare al spesa, ma solo se accompagnata dal fidanzato. Giorno dopo giorno le retrizioni aumentano: di fatto la ragazza è prigioniera. E se non fosse ancora chiaro, ufficializzano la cosa distruggendole il cellulare e sottraendole i documenti d’identità.
I suoi carcerieri l’avevano privata di cellulare e documenti
La 17enne tedesca non esce, non vede nessuno, non parla con anima viva e, oltretutto, non conosce l’italiano e non ha modo di impararlo. Così, quando capisce che è in trappola, non può dirlo a nessuno. Non può chiedere aiuto. Lei si ribella: e loro la minacciano. Lei prova a reagire: e loro la puniscono. Poi, quando capiscono che la ragazza è determinata a scappare, la rinchiudono nella camera da letto e portano via con loro le chiavi. Neppure quando, di rado, riesce a vedere qualcuno del personale del maneggio, è sempre in compagnia dei suoi aguzzini, e non ha modo di lanciare l’allarme. I due sono sempre presenti, proprio perché lei non faccia o non dica qualcosa di compromettente. Di più. Come riporta in un agghiacciante dettaglio il Corriere della sera, i due stallieri pakistani «evitano di farle mettere vestiti scollati per celare i lividi alle braccia» che, immancabilmente, segnano la ragazza, denunciando l’orrore. Un orrore che la ragazza, ora rientrata in Germania, porterà immancabilmente dentro di sé ancora a lungo…