Non erano morti in culla: giovane straniera arrestata a Bergamo con l’accusa di avere soffocato due neonati

4 Nov 2023 13:18 - di Giovanni Pasero
neonati Bergamo

Avrebbe soffocato i due figli, neonati di pochi mesi: con questa accusa i carabinieri di Bergamo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip, nei confronti di una 27enne di origini indiane, accusata di omicidio volontario. Le indagini, coordinate dalla procura di Bergamo e condotte dalla sezione operativa della compagnia carabinieri, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico della donna, che avrebbe causato la morte della sua prima figlia, di soli 4 mesi, il 15 novembre 2021, e del secondo figlio, di appena due mesi di vita, il 25 ottobre 2022.

La giovane mamma di Bergamo ha ucciso i suoi neonati di 2 mesi e 4 mesi

L’attività d’indagine era iniziata il 25 ottobre 2022, data del decesso del secondo figlio dell’indagata. Quel giorno, presso l’abitazione a Pedrengo (Bergamo), a seguito di una richiesta di intervento della donna al 118, era stata constatata la morte del suo secondogenito. La tenera età del bambino e le analogie con la precedente prematura morte della prima figlia della donna, avvenuta meno di un anno prima, avevano ingenerato nei Carabinieri forti sospetti circa le cause del decesso: pertanto l’Autorità Giudiziaria aveva disposto l’autopsia del corpicino. L’esito dell’esame autoptico, giunto nel mese di febbraio 2023, portava alla luce la circostanza per cui la morte del piccolo era stata causata inequivocabilmente da una asfissia meccanica acuta da compressione del torace: secondo gli investigatori tale asfissia meccanica era stata ottenuta attraverso un’azione volontaria, che evidenziava l’obiettivo di causare la morte del bambino.

La morte del secondo neonato ha insospettito i carabinieri

Tali evidenze investigative avevano reso indispensabile un’accurata rivalutazione delle cause della morte della prima figlia, avvenuta il 15 novembre 2021. Anche in quell’occasione a casa era presente solo la madre, la quale aveva riferito di aver dato il latte alla bambina e di averla fatta digerire in braccio fino a farla addormentare, per poi constatare, dopo essersi fatta una doccia, che la piccola, distesa nella propria culla, era diventata cianotica e non respirava più. Il medico intervenuto, nel constatare il decesso della bambina, in assenza di evidenti segni esteriori visibili, aveva dichiarato di aver aspirato abbondante latte dal tubo endotracheale della bambina e aveva quindi spiegato che probabilmente la nascita prematura della stessa, nata di sette mesi, aveva comportato un deficit della deglutizione, così da ritenere che la morte fosse avvenuta per cause naturali, riconducibili alla Sudden Infant Death Syndrome (SIDS), comunemente nota come “morte in culla”, che consiste nella morte improvvisa e inaspettata del lattante, senza che fossero necessari ulteriori approfondimenti, consentendo il successivo seppellimento della salma.

 

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