L’appello di Pingitore: «Chiedo al ministro Sangiuliano di riaprire il Salone Margherita»

16 Nov 2023 11:11 - di Emanuele Valci
pingitore

«Chiedo al ministro Sangiuliano di riaprire il Salone Margherita, chiuso durante il Covid. La Banca di Italia, approfittando della pandemia, ha deciso di non riaprirlo più. E penso che sia scandaloso che un teatro unico e bellissimo, al centro di Roma, resti chiuso. Spero di poter tornare a fare presto il mio lavoro’». Questo l’appello che il regista, sceneggiatore e autore televisivo italiano Pier Francesco Pingitore, in una intervista in esclusiva all’Adnkronos, fa al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. «Il Salone Margherita è stato sempre pieno ed è l’unico teatro che ha fatto stagioni invernali ed estive. Ricordo che d’estate facemmo delle stagioni di lirica. Io diressi la regia di una “Traviata” che ha retto due anni di seguito e che fece il tutto esaurito».

Pingitore e i primi passi nel cabaret

«Avevo un rapporto molto amichevole con il mio direttore de “Lo Specchio” che era anche l’editore del giornale. Tra noi c’era una grande stima reciproca. Ma lui aveva un temperamento molto geloso e quando seppe che io, insieme ad altri amici, avevamo intenzione di aprire un cabaret non la prese bene. Mentre noi andavamo avanti alla ricerca di un locale per fare lo spettacolo, lui mi chiamò e mi disse che le due cose non potevano stare insieme. Io però gli risposi che non intendevo fermarmi». Così «il mio direttore, da redattore capo mi ridusse a inviato speciale e redattore semplice per farmi scontare quello che per lui era un mio capriccio. ;a quando vide che invece la cosa prendeva piede, mi mise di fronte all’aut aut. E io me ne sono andato via. Era il 1965, il nostro cabaret nasceva come un teatro da dilettanti ma abbiamo avuto la fortuna di trovare degli attori veri e dei personaggi importanti, primo tra tutti Oreste Lionello e Gabriella Ferri».

Il primo locale era una vecchia cantina

«Il locale che trovammo per fare il nostro primo cabaret – spiega ancora Pingitore – era una vecchia cantina in via della Campanella. La cantina era un antico deposito di fiaschi e bottiglie. Si scendeva per una scala ripidissima e sotto c’era un grande spazio a forma di “L” dove mettemmo una pedana con sopra delle luci molto spartane. All’inizio pensammo che sarebbero venuti a vederci solo pochi amici e parenti. Ma, inaspettatamente, dopo la prima settimana, si diffuse la voce che c’era un cabaret dove si facevano battute sulla vita mondana e sulla politica. E dove c’era una cantante speciale (Gabriella Ferri, ndr). Allora fummo subissati di richieste».

Quel posto “negato” a Jacqueline Kennedy…

«Ricordo un episodio storico», racconta il regista scoppiando in una risata. «Una volta ci chiamò l’Ambasciata Americana che chiese quattro posti per la signora Jacqueline Kennedy. La ragazza che riceveva le telefonate e che era esasperata dalle continue richieste di prenotazione, rispose che non c’era posto e attaccò. Fu surreale. Lo scantinato avrebbero potuto contenere al massimo 90 persone ma noi ce ne mettevano 160, tutte accalcate. E il primo anno non c’erano neanche gli aeratori e si poteva fumare per cui l’aria era irrespirabile».

Il trasferimento al Salone Margherita e il debutto in Rai

«Era la prima volta che a Roma si faceva un cabaret di questo tipo. Il nostro ebbe un successo straordinario. Nel 1972, quando ci trasferimmo al Salone Margherita, cambiò tutto’». Pingitore portò così il teatro in televisione: «Con la Rai facemmo “Dove sta Zaza”, con la regia di Falqui che fu fatto negli studi Rai. Ma i modi e i personaggi del programma erano de “Il Bagaglino”. Lo spettacolo ruotava intorno a Gabriella Ferri che aveva avuto un grande successo in Sudamerica e che appena tornò in Italia fu contattata dalla Rai. Io e Mario Castellacci fummo chiamati per scrivere lo spettacolo. Per farlo utilizzammo i nostri modi da cabaret e i nostri personaggi: da Enrico Montesano a Oreste Lionello, Pino Caruso e Pippo Franco. Fu un successo immenso».

Pingitore e la “Dolce vita”

Poi alcuni anni dopo arriva il grande successo con “Biberon” (1987). «Il programma era tutto in diretta», precisa «Fu un successo enorme. Da noi venivano anche grossi personaggi politici. La storica puntata in cui venne Andreotti fece 14 milioni di spettatori, un risultato storico per un programma di intrattenimento». Pingitore, che ha vissuto la Roma della “Dolce Vita”, ricorda con nostalgia quei tempi in cui la città «era più ingenua ma molto più divertente. C’era un certo ambiente e c’erano dei personaggi. Ricordo ad esempio re Faruk che andava tutte le sere al “Cafè de Paris” e beveva aranciate perché era musulmano. Poi aveva la sua limousine che lo aspettava lì davanti ma doveva correre attraverso le aiuole per sfuggire ai paparazzi. Questo era un rituale che si ripeteva quasi tutti i giorni».

Le primedonne, da Pamela Prati a Valeria Marini

Pingitore ricorda anche con commozione Federico Fellini: «Era di una simpatia unica, quando è morto ho sofferto molto perché era una persona squisita e spiritosissima». Tante le ‘Primedonne’ scoperte e lanciate nel mondo dello spettacolo da “Il Bagaglino” tra cui Pamela Prati e Valeria Marini. «Con tutte loro ho avuto sempre ottimi rapporti. Ricordo che Pamela doveva andare via perché aveva ricevuto una proposta da Mediaset che non si poteva rifiutare. Al suo posto mi portarono questa ragazza bionda (Valeria Marini, ndr) che vidi di spalle al Salone Margherita. Quando si girò aveva queste faccia angelica e le proposi subito di venire da noi a lavorare. Diventò subito la nostra “Primadonna”. Oggi non saprei chi prendere, non mi viene in mente nessuna che mi colpisca particolarmente», conclude il regista.

 

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