La moglie di Soumahoro diserta il processo e manda un video: “Non ho preso io quei soldi della coop”
«Non mi sono mai appropriata di somme della cooperativa né le ho utilizzate per acquisti di borsette o beni superflui»: è quanto ha detto davanti al gip di Latina per l’interrogatorio di garanzia Liliane Murekatete, moglie di Aboubakar Soumahoro, agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta su alcune cooperative che si occupavano della gestione dei migranti. La donna, assistita dal suo avvocato Lorenzo Borrè si è avvalsa della facoltà di non rispondere rendendo però dichiarazioni al giudice.
Murekatete, previo accordo, si è video-collegata dalla sua casa di Casal Palocco a Roma, dove è ristretta ai domiciliari. «Ha puntualizzato alcuni dati, le pretese distrazioni di somme non sono mai state acquisite da lei – spiega il difensore – i due bonifici da 35mila euro non sono mai stati accreditati, ci sono poi 15 mila euro per l’acquisto di cibo e spese per le strutture e per l’assistenza ai migranti e il resto delle spese, poco meno di 8mila euro, per il contratto di locazione di Bruxelles».
Con la moglie di Soumahoro a processo anche la suocera
Destinataria di misura cautelare con la moglie di Soumahoro anche Marie Therede Mukamatsindo, suocera del parlamentare. L’udienza è stata rinviata al prossimo 17 novembre perché il giudice si è riservato di decidere sulle eccezioni di inammissibilità delle costituzioni di parte civile formulate dai difensori degli imputati, che sul punto si sono detti unanimi. Il rinvio a giudizio era stato chiesto dalla procura di Latina.
La nuova ordinanza della magistratura disposta dal Giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese, su richiesta dei sostituti procuratori di Latina, Giuseppe Miliano e Andrea D’Angeli, è stata eseguita lo scorso 30 ottobre dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Latina. Inoltre, è stata eseguito dai Finanzieri il sequestro preventivo da circa 2 milioni di euro a fini di confisca, anche per equivalente, del profitto del reato nei confronti degli stessi membri del cda e di altro soggetto legato a loro da vincoli di parentela che attualmente si trova all’estero: Richard Mutangana, figlio di Mukamitsindo. Anche per lui la Procura aveva chiesto l’arresto, negato dal Gip Molfese.