Iran, l’ultimo ricatto alla Mohammadi: niente velo, niente cure. E il premio Nobel inizia lo sciopero della fame
Narges Mohammadi in sciopero della fame: è l’ultima, disperata battaglia che il premio Nobel per la pace sta combattendo da dietro le sbarre di un carcere in Iran. Giornalista e attivista iraniana 51enne, negli ultimi 25 anni è stata sistematicamente imprigionata e condannata dai tribunali della Repubblica islamica per le campagne contro il velo obbligatorio e la pena di morte. Attualmente è nuovamente in cella, detenuta nel famigerato istituto penitenziario di Evin, dove la Mohammadi deve scontare una somma di condanne a 31 anni.
Iran, il premio Nobel Mohammadi ha iniziato lo sciopero della fame in carcere
E dove comunque la notizia del riconoscimento dell’Accademia svedese ha attraversato quei cancelli che la rinchiudono. E dove, anche da reclusa, la “leonessa dell’Iran” – come la chiamano le donne della sua terra – dimostra quotidianamente di non voler cedere alla pressione della prigionia e alla furia ritorsiva dei suoi carcerieri. Per questo l’indomita attivista in lotta contro un regime che prova incessantemente a metterla a tacere, ha iniziato lo sciopero della fame in carcere per protesta contro le limitazioni che le sono state imposte dalle autorità della prigione di Evin, per quanto riguarda l’accesso alle cure mediche e contro l’obbligo di indossare il velo nella Repubblica islamica.
L’ultima crociata di Narges Mohammadi, la “leonessa dell’Iran”
L’ultima crociata di Narges Mohammadi è in corso. E ancora una volta in gioco c’è la stessa sopravvivenza dell’attivista. Perché la motivazione che la anima – ricorda l’Ansa – è la «lotta contro l’oppressione delle donne e l’incessante battaglia, con costi personali enormi, per favorire i diritti umani e la libertà per tutti». E allora, l’ultima posizione in cui si è arroccata la Mohammadi è quella annunciata dalla sua famiglia: lo sciopero della fame. Una decisione filtrata «attraverso un messaggio dalla prigione di Evin». «Siamo preoccupati per le condizioni fisiche e per la salute di Narges», hanno aggiunto i familiari, che a inizio novembre avevano denunciato come le autorità carcerarie ne avessero bloccato il trasferimento in ospedale. E avvertendo sul fatto che la salute e la vita stessa della donna sono a rischio. L’attivista 51enne, infatti, soffre di gravi problemi cardiaci e polmonari.
Dopo essersi rifiutata di indossare il velo, le autorità hanno bloccato il trasferimento di Narges Mohammadi in ospedale
Proprio così. La malattia non ferma la mannaia dei suoi implacabili giustizieri. Così come non fa fare un passo indietro a Narges Mohammadi, di cui le autorità carcerarie iraniane hanno bloccato il trasferimento in ospedale a causa del suo rifiuto di indossare l‘hijab. Una decisione che la donna ha annunciato di voler rispettare a qualunque costo. Confermando ancora nei giorni scorsi che non avrebbe indossato in nessun caso il velo, obbligatorio per le donne dopo la rivoluzione islamica del 1979. Così, in risposta alla sua determinazione, le autorità carcerarie hanno rifiutato di trasferire la Mohammadi in ospedale, proprio mentre i gravi problemi cardiaci e polmonari che l’affliggono si sono aggravati. E nonostante «per due giorni e due notti, un gruppo di donne di Evin abbia protestato nel cortile della prigione per consentire a Narges Mohammadi di andare in ospedale», hanno scritto i familiari del premio Nobel su Instagram.
Il direttore del carcere: «È vietato portarla in ospedale senza velo»
Spiegando che il direttore della prigione ha risposto che, sulla base di ordini dei superiori, «è vietato portarla in ospedale senza velo». E ribadendo quindi che «il suo trasferimento è stato annullato». Ora, in protesta contro la coercizione del velo. E contro il rifiuto del suo trasferimento in ospedale, Narges prova a combattere una ennesima battaglia. Una nuova crociata condotta sulla sua stessa pelle.