Indi, staccata la spina. Pro Vita: “Morirà perché un giudice ha impedito di aiutarla a respirare”

11 Nov 2023 20:10 - di Lara Rastellino
Indi

L’arrivo di Indi all’hospice dove è stato avviato il distacco dei supporti vitali, è l’ultimo atto di una drammatica battaglia che si è conclusa ieri con la pronuncia definitiva della Corte d’appello britannica che ha sbarrato la strada al ricorso dei genitori e alla proposta di trasferimento della bimba all’ospedale Bambino Gesù di Roma. «Abbiamo azionato ogni procedura dei trattati internazionali, abbiamo offerto trasferimento, cure, collaborazione. L’Italia ha fatto il possibile su richiesta dei genitori, ma ha trovato solo muri», sono state le parole amareggiate di Simone Pillon, legale che ha seguito la famiglia della bimba in Italia, nel suo tentativo di salvare la figlia di 8 mesi affetta da una grave e rara patologia mitocondriale.

Indi trasferita in un hospice: avviato il distacco dei supporti vitali

«Claire e io siamo ancora una volta disgustati da un’altra decisione unilaterale dei giudici e del Trust. Il mondo intero sta guardando ed è scioccato da come siamo stati trattati», ha detto invece il papà della piccola Indi. «Questo sembra come l’ultimo calcio nei denti. Ma non rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine», ha anche aggiunto. Intanto, però, sono state avviate, già da alcune ore, le procedure per il distacco dei macchinari di sostegno vitale per la piccola Indi Gregory. E al dolore e alla rabbia, si unisce lo strazio di una procedura graduale che prevede un ridotto supporto di ossigeno per accompagnare gradualmente la piccola alla morte. La bambina, quindi, potrebbe restare in vita ancora per ore. Forse anche per qualche giorno: dipenderà da come risponderà il suo organismo.

L’ultimo atto di una drammatica battaglia contro il tempo e contro la legge

La lotta di Indi contro la malattia e quella dei suoi genitori per la sopravvivenza della figlia è ancora in corso dunque. Una battaglia che il santo Padre ha portato avanti con le sue preghiere. Anche oggi, quando ha annunciato di stringersi «alla famiglia della piccola Indi Gregory, al papà e alla mamma», di pregare «per loro e per lei», rivolgendo «il suo pensiero a tutti i bambini che in queste stesse ore in tutto il mondo vivono nel dolore o rischiano la vita a causa della malattia e della guerra». E una battaglia che il governo Meloni ha sposato in pieno: non limitandosi a concedere la cittadinanza d’urgenza alla piccola, ma intraprendendo tutta una serie di passi successivi.

Una battaglia per la vita e per la piccola Indi che il governo Meloni ha sposato in pieno

Fino all’appello formale che il premier in persona ha rivolto con una lettera al ministro della Giustizia e Lord Cancelliere della compagine Tory di Rishi Sunak, in cui si chiede apertamente un intervento politico di moral suasion per «sensibilizzare le autorità giudiziarie» dell’isola e permettere di trasferire la bebè dalla Gran Bretagna all’Italia «in nome della Convenzione dell’Aia del 1996». «Nello spirito di collaborazione che da sempre contraddistingue i due Paesi». E in tempo utile perché Indi possa accedere al protocollo terapeutico offerto dall’ospedale Bambino Gesù.

Pro Vita: «Staccare le macchine è una sconfitta per l’umanità e per la scienza»

Una battaglia contro il tempo, contro la legge e contro un verdetto di fronte al quale la scienza medica si è arresa. Insomma, una battaglia che abbiamo tutti perso. «La decisione dei giudici inglesi di procedere alla sospensione dei sostegni vitali per la piccola Indi, nonostante la possibilità dell’ospedale Bambino Gesù di Roma di assicurarle le migliori terapie palliative e nonostante il conferimento della cittadinanza italiana, è una sconfitta per l’umanità, per la medicina, per la scienza e per la civiltà occidentale», ha dichiarato allora Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, dopo la notizia del distacco delle macchine che tengono in vita Indi. «La decisione – ha aggiunto Coghe – è stata presa sulla base di parametri di dignità della vita totalmente eutanasici, che ci fanno ripiombare nei periodi più bui della nostra storia recente».

«Una bambina morirà per soffocamento perché un giudice ha impedito ai suoi genitori di aiutarla a respirare»

E ancora: «Una bambina morirà per soffocamento, non a causa della sua malattia. Ma perché un giudice ha impedito ai suoi genitori di aiutarla a respirare. Indi Gregory si unisce a Charlie Gard, Alfie Evans e Isaiah Haastrup nella schiera di piccoli bambini inglesi che il servizio sanitario britannico e la magistratura britannica hanno considerato indegni di vivere. Nonostante la possibilità effettiva delle migliori cure palliative e dell’amore dei loro genitori».

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