Il treno di Lollobrigida deraglia nella testa della sinistra. Question time lunare alla Camera
Sembra impossibile, eppure ancora tiene banco il caso della fermata straordinaria del treno durante il Question time alla Camera con Francesco Lollobrigida. E, rispondendo a una interrogazione specifica sulla vicenda di una settimana fa, il ministro ha ancora una volta chiarito tutti i punti della faccenda. Aspetti che a sinistra non tengono in considerazione. Speriamo sia la volta buona, ma non ne siamo così sicuri. “La mia condotta è ascrivibile al ministero, le polemiche” sulla vicenda del treno “sono pretestuose”, esordisce il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
Lollobrigida. “Mi avrebbero accusato che lo Stato non era presente a Cavano”
“Sono certo che, se fossi rimasto comodamente seduto su quel treno, tra quelli che hanno polemizzato per il mio operato in questi giorni, avrei senz’altro trovato qualcuno che avrebbe trovato il modo di accusarmi: perché lo Stato non era presente a Caivano“. Dunque, visto il ritardo accumulato dal treno, “ho ritenuto di chiedere se era possibile effettuare una fermata straordinaria- precisa Lollobrigida- senza alcuna pretesa di ricevere un trattamento di favore. Ma nel pieno rispetto del Regolamento delle Ferrovie dello Stato, che ben conosco, avendo svolto l’incarico di Assessore regionale ai trasporti”. Eppure, in tempo reale, mentre il question time ha luogo, nella trasmissione di La7 Tagadà, Calenda si permette di sbertucciare Lollobrigida. Dichiarando che nel governo “si comportano da cafoni”. Non solo, nel delicato faccia a faccia tra il premier Meloni e i sindacati, Bombardieri della Uil per prima cosa che fa? Parla di pensioni? No. Porta a Meloni un trenino, dicendo di darlo a Lollobrigida o in seconda istanza, a Salvini. Il premier non raccoglie la provocazione e ha ringraziato: “Lo darò a mia figlia”. Questo per segnalare il grado di follia.
Treno, Lollobrigida chiarisce ogni singolo aspetto e cita don Patriciello
A sinistra, nelle opposizioni, hanno tutta l’intenzione di menarla per le lunghe. L’interpretazione del fatto supera il fatto stesso. Lollobrigida spiega. “Aggiungo che, in questo caso, come dichiarato dai responsabili di Ferrovie dello Stato, non v’è stato alcun disagio ulteriore all’utenza; né costo aggiuntivo e che tutti i passeggeri hanno avuto la possibilità di scendere alla stazione di Ciampino”. E ha messo in chiaro di essere “certo di aver fatto il mio dovere: la mia presenza ad un’iniziativa come quella di Caivano rappresentava la vicinanza dello Stato in un territorio martoriato dalla criminalità”. E proprio su tale aspetto della riqualificazione del territorio, il governo ha investito molto. Lollobrigida ha ricordato le parole di don Patriciello. “Credo che più di quanto possa dire io, valgono le parole del sacerdote simbolo della rinascita di Caivano a dare il senso della mia visita: ‘E’ normale che il ministro Lollobrigida abbia fatto di tutto per esserci a Caivano. Va capito, lo aspettavano comandanti dei carabinieri; esponenti della società civile, sottosegretari, ma soprattutto i cittadini. E’ bello quando lo Stato dimostra di voler essere così presente'”.
Sul treno di Lollobrigida la sinistra perde la bussola. Chiama persino Salvini a riferire
Può bastare per chiuderla qui? No. A sinistra non si interrogano neanche sulle parole di un sacerdote parte in causa nella questione Caivano. Il piatto è troppo ghiotto – in assenza di argomenti seri- per lasciarlo da parte accontentandosi della spiegazione ineccepibile del ministro. Così, durante la riunione dei capigruppo della Camera, il Pd ha ulteriormente esteso la “questione treno”, chiedendo la calendarizzazione dell’informativa di Matteo Salvini – ministro dei Trasporti- . Senza parole. Non stanno bene. I successi del governo – Pnrr, dati sul lavoro, agenzie di rating- scuotono dalle fondamenta i gufi di sinistra e opposizioni. Ai quali non resta altro che attaccarsi a quel treno per Caivano.