I rabbini d’Italia contro il Papa: “gelida equidistanza”, ha messo Hamas e Israele sullo stesso piano

23 Nov 2023 12:47 - di Redazione

Il Papa ha ricevuto mercoledì due delegazioni, una di israeliani che hanno parenti tenuti in ostaggio da Hamas e l’altra di palestinesi con congiunti detenuti nelle carceri dello Stato ebraico. Entrambe le comunità «soffrono tanto» ha sottolineato Francesco al termine dell’udienza generale aggiungendo che in Medio Oriente «siamo andati oltre le guerre», siamo al «terrorismo». Una posizione che Israele non ha gradito soprattutto dopo che i palestinesi che hanno incontrato il Papa hanno rilanciato l’accusa di “genocidio”. Accusa che a loro dire sarebbe stata condivisa da papa Francesco.

“Il Papa ha riconosciuto che viviamo un genocidio”, ha detto Shrine Halil, cristiana di Betlemme, presente all’incontro con il Pontefice, e ci ha detto che “il terrorismo non si combatte con il terrorismo”, ha riferito la delegazione secondo la quale il Papa avrebbe definito “una buona idea” una sua visita a Gaza “quando la situazione lo permetterà”.

Il Consiglio dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia oggi in una nota ha espresso totale disappunto per l’incontro, accusando il Pontefice di avere “messo sullo stesso piano innocenti strappati alle famiglie con persone detenute spesso per atti gravissimi di terrorismo. E subito dopo il Papa ha pubblicamente accusato entrambe le parti di terrorismo. Queste prese di posizione al massimo livello seguono dichiarazioni problematiche di illustri esponenti della Chiesa in cui o non c’è traccia di una condanna dell’aggressione di Hamas oppure, in nome di una supposta imparzialità, si mettono sullo stesso piano aggressore e aggredito”.

“Ci domandiamo – prosegue la nota – a cosa siano serviti decenni di dialogo ebraico cristiano parlando di amicizia e fratellanza  se poi, nella realtà, quando c’è chi prova a sterminare gli ebrei invece di ricevere espressioni di vicinanza e comprensione la risposta è quella delle acrobazie diplomatiche, degli equilibrismi e della gelida equidistanza, che sicuramente è distanza ma non è equa”.

Il segretario di Stato Pietro Parolin aveva in ogni caso già nella giornata di ieri definito “irrealistico” che il Papa abbia potuto utilizzato il termine genocidio riferendosi alla condizione del popolo palestinese. Ipotesi subito smentita anche dal portavoce del Vaticano Matteo Bruni che ha detto che non risulta che il Pontefice abbia utilizzato il termine in questione.

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