Filippo Turetta non è pazzo, no alla scorciatoia dell’infermità mentale che troppo spesso vuol dire impunità
Sin dai primi momenti dell’omicidio Cecchettin ho difeso la famiglia di Filippo Turetta e ho difeso il ragazzo da una suburra mediatica che ne invocava la vendetta e non la giustizia. Ho detto e ribadisco che egli ha diritto di studiare in carcere e, avendo 22 anni, spero vivamente che possa rinascere a una nuova vita. Sono i principi dello Stato liberale, inderogabili.
Che, chiaramente, non significano impunità, anzi. Filippo Turetta ha ucciso in maniera premeditata e lucida. E qui entra in gioco la solita, puntuale richiesta di perizia psichiatrica. Perché, e i media contribuiscono fortemente, esiste l’equazione crimine= incapacità.
Una cosa che è stata alimentata dalla giurisprudenza e che legittimamente ci mancherebbe gli avvocati usano. Del resto, una perizia di parte la si trova sempre, purché si paghi, e anche questo è del tutto legittimo e consentito. Turetta non è psicotico. Non ha delirato, né allucinato. Ha agito da assassino, in un contesto particolare. Certo, ha 22 anni e io non credo che sia un serial killer.
Ma deve pagare. Se si uccide in preda a un delirio è un conto, se lo si fa per banale crudeltà, un altro. Non è certamente matto chi uccide perché è un narcisista, un antisociale, un border, per usare il linguaggio comune. O un bipolare senza manifestazioni psicotiche. O uno schizoide e qualsiasi altra categoria concettuale possibile. Turetta non deve essere considerato il “mostro”, definizione che è una sorta di importazione televisiva.
Che pianga e sia disperato mi sembra una reazione sana, di consapevolezza per ciò che ha commesso. Continuo a sperare in una cultura che veda il carcere per ciò che pensavano i padri costituenti: una misura afflittiva che porti alla riabilitazione della persona. Ma non accetterò scorciatoie giudiziarie che troppe volte hanno lasciato impuniti omicidi. Anche questa non è civiltà. E fa male a ognuno di noi.
*vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera