Così Hamas ha preparato la strage del 7 ottobre che ha coinvolto 3000 miliziani. I primi ordini alle 4 del mattino
Un piano messo a punto da un “manipolo di veterani e incalliti leader di Hamas”. Il Guardian racconta così l’attacco di un mese fa del gruppo in Israele, l’operazione ‘Alluvione di al-Aqsa’, con la scelta di trasmettere a voce le istruzioni a “migliaia di miliziani di Hamas tra i 2,3 milioni di abitanti di Gaza”, una decisione considerata “l’ultima di una serie di misure per ingannare uno dei più potenti sistemi di sorveglianza al mondo”.
I primi ordini, scrive Jason Burke sul giornale (dopo incontri con funzionari dell’intelligence israeliana, esperti e fonti a conoscenza dei contenuti degli interrogatori dei miliziani di Hamas catturati e anche sulla base di materiale diffuso da Hamas e dai militari israeliani), sono arrivati prima delle 4 del mattino con la direttiva di andare a pregare in moschea, poi un’ora dopo altre direttive, sempre per lo più con il passaparola, “prendere armi e munizioni a disposizione e radunarsi in punti precisi”. Le ‘istruzioni’ si susseguivano “a cascata in tutta Gaza, date in prima battuta ai comandanti dei ‘battaglioni’ composti da un centinaio o più di persone”, fino ad arrivare a “amici, vicini e parenti che si erano uniti alle esercitazioni tenute due volte a settimana in decine di località dell’enclave”.
E solo quando tutti si erano radunati sono state distribuite ulteriori munizioni e armi più potenti. Diventate le 6, sono arrivati gli ultimi “ordini”, scritti, ovvero “fiondarsi nelle aperture che sarebbero state presto create, fatte saltare o sfondate, lungo la barriera da un miliardo di dollari attorno a Gaza e attaccare i soldati israeliani e i civili dall’altra parte” del confine. Con il rave nel deserto che, si ritiene – scrive ancora Burke – non fosse tra gli obiettivi iniziali.
Ordini scritti per spiegare un piano preciso che Israele ritiene sia stato messo a punto in primo luogo da Yahya Sinwar, leader di Hamas nella Striscia, e da Mohammed Deif, a capo delle Brigate al-Qassam, braccio armato del gruppo. Un piano che prevedeva obiettivi distinti per ogni unità, una base militare o un kibbutz, una strada o una località, la cattura di ostaggi (ad oggi 240 restano prigionieri a Gaza), con ordini spesso corroborati da mappe.
Quel 7 ottobre sarebbero entrate in Israele, secondo alcune fonti, fino a 3.000 persone, anche miliziani della Jihad islamica palestinese, che – stando alle fonti del Guardian – non era stata informata in precedenza del piano. Nel caos generale anche civili sarebbero usciti da Gaza. Un attacco ‘catturato’ dalle fotocamere GoPro che Hamas aveva provveduto a distribuire agli assalitori.
Una ricostruzione di un attacco che ha fatto circa 1.400 morti, in cui – evidenzia Burke – è difficile verificare molte affermazioni che sono state anche contestate, ma molti esperti di Hamas autorevoli e indipendenti hanno descritto come plausibile il racconto.