Caso del treno, Lollobrigida smonta la canizza di sinistra: fermata straordinaria? È consentita dal regolamento Fs
Dopo il bailamme scatenato ad arte dalle opposizioni sul caso del treno e della fermata straordinaria per farlo scendere a Ciampino, il ministro Francesco Lollobrigida interviene attraverso un comunicato per spiegare le ragioni dell’episodio avvenuto ieri. La fermata, assicura il titolare del dicastero dell’Agricoltura, era «disponibile alla discesa di tutti, come da annuncio diffuso sul treno. E non solo per me come qualcuno ha riportato». Ma si sa, le ragioni argomentate, per quanto dimostrabili e razionali, non possono bastare ad avversari che, come frecce nelle loro faretre svuotate, non hanno molto più che pretesti da scoccare pretestuosamente. E allora, basterà citare la prima risposta del ministro dell’agricoltura in un’intervista concessa a Pietro Senaldi su Libero in edicola oggi per fugare ogni dubbio su “fondatezza” e “credibilità” della polemica.
Lollobrigida smonta pezzo a pezzo le polemiche pretestuose dell’opposizione sul “caso del treno”
«Mi dichiaro colpevole», esordisce ironicamente Lollobrigida sul quotidiano. «Sì, sono colpevole di essere vicino al presidente del Consiglio, da decenni prima che lo diventasse». Risiede in questo, soprattutto, il motivo di tanta canizza, culminata addirittura in una richiesta di dimissioni del ministro. Tanto che Lollobrigida a stretto giro aggiunge: «Non è la prima volta. Le chiedono per tutto tranne che per il mio lavoro. Io faccio il ministro dell’Agricoltura. In un anno sono stato attaccato sulla sostituzione etnica, sulla mia vita privata, sulla mia carriera… Ma io sono diventato prima militante della destra giovanile, poi cognato di Giorgia Meloni, quindi parente del premier e suo ministro. Faccio politica da trentasette anni, perché ci credo e non per ambizione». Ecco: «Tutto è nato da questo».
Caso del treno, Lollobrigida in un’intervista a “Libero” e un suo esaustivo comunicato
Ed è tracimato in una richiesta di dimissioni per la fermata del Frecciarossa a Ciampino. Così Libero ha chiesto esplicitamente al ministro: «La accusano di aver fermato un treno in ritardo per farla scendere. È vero?». Inequivocabile la risposta: «No, il treno si è fermato diverse volte e a lungo. Anzi continuava a fermarsi di suo. Io ho chiesto, al pari di altri viaggiatori, di poter esercitare ciò che qualsiasi utente può chiedere ai sensi di quanto consentito dal contratto di viaggio: la possibilità di scendere. E quando è stato possibile, l’ho fatto. Con tutti gli altri passeggeri che hanno voluto cogliere la possibilità», spiega.
«Le porte si sono aperte solo quando era consentito, cioè a Ciampino»
E ancora. «Le porte si sono aperte solo quando era consentito, cioè a Ciampino. La fermata straordinaria – sottolinea il ministro – è consentita dal regolamento delle Ferrovie. Ho chiesto di scendere alla prima fermata utile spiegando al capotreno le ragioni». Quindi Lollobrigida prosegue: «Non ci sono state violazioni di legge e Ferrovie si è determinata senza alcuna pressione che andasse oltre la richiesta da cittadino che voleva fare il suo lavoro, senza recar danno a nessuno. Come chiarito dall’Azienda, nessun danno, nessun ritardo, nessun disagio e nessun costo. Per nessuno».
La “fermata straordinaria” è consentita dal regolamento delle Fs
Non solo. Il ministro si sofferma su chiarimenti tecnici, fermate, ritardi, prosecuzione della corsa e quant’altro. E dall’intervista a un dettagliato comunicato diramato ieri – in cui ha spiegato doviziosamente fatti e orari – sottolinea: «Il treno che ho preso per arrivare, ho potuto scoprire solo dopo la partenza, aveva 100 minuti di ritardo e in pochi km ha effettuato diverse lunghe soste. Ho chiesto se fosse possibile scendere in una di queste, come anche altri passeggeri, ma le porte in assenza di passaggi per attraversare i binari non possono essere aperte. Il treno si è fermato a Ciampino, dove è stata effettuata una fermata straordinaria disponibile alla discesa di tutti, come da annuncio diffuso sul treno, e non solo per me come qualcuno ha riportato. E come è avvenuto per diverse ragioni in moltissime altre occasioni per motivi che Trenitalia ha già spiegato. Ho continuato con l’auto di servizio, assegnatami per legge e alla quale, a inizio mandato mi hanno spiegato, non potevo rinunciare se non creando problemi di sicurezza pubblica».
Lollobrigida: «L’unico privilegio che ho ricevuto è poter piantare con i cittadini di Caivano l’albero della legalità»
Insomma: «Dalle dichiarazioni formali dell’azienda la fermata di Ciampino non ha comportato alcun disservizio aggiuntivo o costi di nessun genere – spiega Lollobrigida –. Neppure alcun rischio o ulteriore ritardo per nessuno. Si è trattata di una fermata straordinaria che, al ricorrere di casi straordinari, Trenitalia realizza abitualmente. E che è stata annunciata e resa fruibile per tutti i passeggeri. Avrei potuto restare tranquillamente sul treno, come ho sempre fatto in occasione di ritardi ben più prolungati in passato, né ho mai approfittato del mio ruolo in alcuna occasione. Ho creduto e credo che la mia responsabilità fosse provare a garantire, senza violare alcuna legge o abusare del ruolo che ricopro, la mia presenza dove era stata richiesta e prevista. Per rispetto dei cittadini di Caivano soprattutto. L’unico privilegio che ho ricevuto è poter essere con loro. Incontrare le persone che mi aspettavano, ringraziare i nostri uomini e donne in divisa e gli studenti. Piantare con loro l’albero della legalità dedicato al giudice Falcone al centro del Parco dimostrando che lo Stato c’è e non dà buche».
«Dovevo rappresentare lo Stato in un luogo in cui lo Stato è rimasto assente troppo a lungo»
E d’altro canto, come sottolinea Lollobrigida nell’intervista a Libero, «dovevo rappresentare lo Stato in un luogo in cui lo Stato è rimasto assente troppo a lungo. Che figura ci avrebbero fatto le istituzioni se non mi fossi presentato? Sarebbe stata un’ulteriore latitanza, con tanto di bambini, banda e carabinieri a testimoniarla».
E sulle dimissioni richieste dall’opposizione…
Insomma, non esiste nessun caso. E non avrebbe dovuto esistere. «Quindi, ministro, non si dimette?», chiede Senaldi concludendo ironicamente la sua intervista. «E perché dovrei?– risponde Lollobrigida –. Mi risulta che il mio lavoro sia molto apprezzato da tutte le categorie appartenenti al settore agro-alimentare. L’opposizione non riesce a segnare un punto e pensa di compensare chiedendo le teste degli esponenti del governo o dei loro collaboratori. C’è una richiesta di dimissioni al giorno, che puntualmente cade nel vuoto perché fondata sul nulla. Io sono quella di ieri, oggi già toccherà a qualcun altro»…