Capezzone sulla morte di Giulia: ma dove sta questo patriarcato? Io vedo solo padri deboli…
Quello della fascistizzazione dell’avversario ormai è un format collaudato da parte della sinistra. Lo ha detto Daniele Capezzone presentando a Roma, ospite di Confedilizia, il suo libro “E basta con sto fascismo” (ediz. Piemme). “Vi ricordate – ha scherzato il direttore editoriale di Libero, intervistato da Alberto Ciapparoni di Rtl 102.5 – quando il cattivo era Salvini e la Meloni era quella buona? Tutta la sinistra sfilava alle feste di Atreju. Letta era Raimondo e lei era Sandra. Poi, appena Salvini è andato giù e Meloni su, si è subito ribaltato lo schema e tutta la scorsa campagna elettorale è stata fatta all’insegna della fascistizzazione di Meloni”.
La vittoria di Milei in Argentina
Nel suo libro Capezzone cerca appunto di spiegare quanto questo atteggiamento sia rischioso per la democrazia: “Se tu ti rifiuti di legittimare l’avversario perché è sempre cattivo, peggiore, ultrapopulista e cose del genere allora non saremo mai un paese normale“. Ha quindi fatto riferimento alla vittoria elettorale in Argentina di Javier Milei. “Nessuno ha mai ascoltato neanche un minuto e mezzo di un suo discorso ma il format ha agito subito: la sua vittoria mette in allarme, desta preoccupazione e via con titoli del genere. Repubblica vuole farci credere che già c’è l’assalto ai supermercati in Argentina. Sono rimasti al titolo che fece l’Unità quando vinse Reagan, presentato come un incubo per il mondo. Ma quello era il giornale del Pci, questi sarebbero giornali indipendenti”.
Capezzone: la destra deve davvero voltare pagina, abbiamo votato per questo
Capezzone non ha risparmiato suggerimenti critici anche alla destra. “Hanno tutti contro e solo la forza del consenso popolare dalla loro parte, dovrebbero conservare quello. Se si vuole voltare pagina davvero non si fa quello che si sta facendo in Rai: prima cerchi di imitare i lottizzatori di professione della sinistra e poi ti riprendi Augias?”. “Quello che non si è capito – ha aggiunto – è che non serve allestire una cupoletta di destra opposta alla cupola di sinistra che ha occupato tutti gli spazi possibili. Basterebbe aprire la finestra e cambiare l’aria. Mettere in competizione le idee e vedere che cosa accade. Sono un po’ stanco di sentir parlare della costruzione di un’egemonia culturale di destra…”. Quelli di sinistra sono peggio? Lo sappiamo – ha detto Capezzone – infatti abbiamo “votato per cambiare pagina non per passare la giornata a dire che Elly Schlein è cattiva”.
“Ma dove sta questo patriarcato?”
In finale c’è stato modo di accennare alla tragica attualità. In particolare al dibattito sul patriarcato seguito all’uccisione di Giulia Cecchettin. “Quando è arrivata la notizia – ha detto – in redazione ci siamo detti: mica adesso tireranno fuori la storia del patriarcato? E invece è arrivato subito Zan e ci ha smentito. Ma dove starebbe questo patriarcato? Io vedo solo padri deboli, che non sanno dire di no ai figli. Il figlio ordina e il padre esegue. Neanche finiscono di chiedere il motorino che già gli danno le chiavi. Ho visto la sorella polemizzare sulla violenza di Stato per un post di Salvini. Lei merita il nostro abbraccio ma questo non significa che non sia sbagliato impostare così la questione. Poi, io non ho niente contro l’educazione all’affettività a scuola ma mi chiedo: chi le fa queste lezioni? Chi cavolo le va a fare? Perché io lo vorrei sapere…”.