Boccaccio “napoletano”: studiosi sedotti dagli anni giovanili dell’autore del “Decameron”
A Napoli il Boccaccio ha trascorso gli anni della giovinezza e della formazione letteraria. E’ proprio il Boccaccio “napoletano” ad attrarre i massimi esperti del grande scrittore del 300 italiano. Che si raduneranno nel capoluogo campano per indagare su questo periodo e sulle opere più importanti del grande autore. L’appuntamento è dal 21 al 23 novembree si svolgerà nella Sala del Capitolo del Convento di San Domenico Maggiore. Il convegno “La tradizione delle opere di Boccaccio. Cantieri aperti e prospettive di ricerca” è promosso dalla Scuola Superiore Meridionale, dall’Ente Nazionale Giovanni Boccaccio e dall’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Il periodo napoletano del Boccaccio: convegno
A Napoli si confronterà una nuova generazione di studiosi – dottorandi, assegnisti e ricercatori. L’assise favorirà suggerimenti e critiche costruttive per indirizzare al meglio, sul piano scientifico, le loro indagini: dal ‘cantiere aperto’ si attendono, infatti, approfondimenti di metodo e novità di risultati, sia nella definizione dei testi sia nello studio della lingua e delle fonti delle opere boccacciane.
Boccaccio nel multiforme mondo della Napoli Angioina
Il convegno sarà introdotto dalla professoressa Giovanna Frosini presidente dell’Ente Nazionale Giovanni Boccaccio di Certaldo (Firenze) e dal professore Andrea Mazzucchi, direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università ‘Federico II’ di Napoli e coordinatore del Dottorato di Ricerca in ‘Testi, tradizioni e culture del libro’ della Scuola Superiore Meridionale. Le giornate ospiteranno, inoltre, la lettura della novella III 6 del Decameron da parte della compagnia teatrale “L’Oranona Teatro” di Certaldo. E saranno concluse dalla presentazione, a cura di Giancarlo Alfano e Monica Berté, del volume cinquantesimo della rivista “Studi sul Boccaccio”.
Napoli nel destino
La storia di Giovanni Boccaccio si intreccia a doppio filo con quella della splendida Napoli Angioina: poiché è proprio tra i piaceri raffinati e mondani di questa città che l’autore scopre l’amore per la scrittura e mette a frutto le enormi potenzialità del suo ingegno poetico. Lo attesta il sito lettario grandenapoli.it Fu il “destino” a portarlo nella città: su volere del padre per seguire un apprendistato bancario. Ebbe modo così di sviluppare un acuto spirito di osservazione ed ad alimentare il gusto del racconto dei caratteri e dei i costumi dei più svariati strati sociali. La cornice ideale, giocosa e multiforme che alimentò il mondo del Decameron.