“Sono un soldato di Allah”: l’egiziano che ha pestato i passanti resta in cella. Il procuratore: episodio “spia”
Ha fugato dubbi e sospetti lui stesso Ibrahim Tawfik, il 33enne egiziano che sabato a Milano ha aggredito tre passanti in Viale Monza, tenendo un Corano in mano e pestando a mani nude i malcapitati, inveendo su di loro al grido di battaglia Allah Akbar. «Sono un soldato di Allah, gli altri sono tutti soldati del diavolo»: così si è presentato davanti al gip per la convalida dell’arresto, l’irregolare oggi a San Vittore con l’accusa di lesioni aggravate dall’odio religioso. Per l’uomo, le autorità competenti hanno disposto e confermato la custodia cautelare in carcere.
Il gip convalida l’arresto dell’egiziano che ha aggredito i passanti
Certo, il 33enne egiziano anche nell’interrogatorio di ieri ha mostrato di non essere molto lucido e lineare dal punto di vista mentale. E pur avendo verificato gli inquirenti che le aggressioni a vittime casuali e rivendicazioni di sabato non hanno legami con la manifestazione che era in corso quel pomeriggio a sostegno della causa palestinese, resta il dato significativo che tutta questa vicenda lascia sul tavolo: l’arresto di ieri nel Milanese di un egiziano e di un italo-egiziano ritenuti affiliati all’Isis che «capita in un momento particolare»: all’indomani del «gravissimo episodio di Bruxelles», ha spiegato il conferenza stampa il procuratore di Milano, Marcello Viola. E dopo l’aggressione di sabato in strada nel capoluogo lombardo da parte di un 33enne che gridava Allah Akbar, tenendo in mano un Corano, rappresentano precedenti «spia».
Il procuratore: «L’episodio è la spia della gravità della situazione»
Anzi, per usare le testuali parole del magistrato del Tribunale meneghino, pur «connotati da caratteri di estemporaneità e occasionalità», denotano «una situazione di gravità sotto occhi di tutti». «Un gesto, (quello dell’aggressore di Viale Monza ndr), che per fortuna non ha avuto esiti drammatici e più pesanti», ha evidenziato poi il questore Petronzi, ricordando che «il soggetto è stato immediatamente assicurato alla giustizia. E che sono stati adottati tutti i provvedimenti. Abbiamo dato una risposta. Ma in questo momento non c’è nessuna forma di compiacimento, ma la constatazione di fatto che riusciamo a esprime una densità sul territorio in termini di tempestività ed efficacia dell’azione». Eppure «la materia è delicatissima, quindi – ha ammonito il questore – non bisogna cadere nell’equivoco di celebrare un eccesso di efficacia. C’è semplicemente un impegno fortissimo».
Il questore di Milano: «Contesto delicato, impegno fortissimo»
Quel che accade a Milano poi, ha proseguito il questore, «s’inserisce in un contesto internazionale particolarmente difficile. In cui ci sono venature di suggestione ed emulazione che rendono il momento particolarmente delicato». Per questo – ha fatto sapere Petronzi – «si lavora su un doppio binario». Da una parte, su «soggetti strutturati, capaci e alfabetizzati». E dall’altra, «su soggetti con alfabetizzazione povera e quindi suggestionabili. Che possono comunque porre in essere atti pericolosi».
Chi è l’egiziano che ha aggredito i passanti a Milano
E allora, come è stato ricostruito dalle indagini, l’egiziano che prima di finire in carcere viveva a Legnano, nel Milanese, era stato condannato in via definitiva come scafista nel 2017 in un’inchiesta della Procura di Catania. Ed era uscito dal carcere nel 2021. Poi, è arrivato a Milano e si è spostato successivamente in Germania e Francia. Prima di rientrare nel capoluogo lombardo allo scopo di «compiere – come lui stesso ha detto nel corso dell’udienza di convalida del fermo – il mio piano come soldato di Allah». Era già stato arrestato a Milano nel luglio scorso, per aver violato l’ordine di non rientrare in Italia. Ma poi, come la cronaca dei fatti riferisce, è tornato libero. Appunto, fino a sabato scorso.