Sinodo, approvato il documento finale. Scompare il termine Lgbtq. Il partito dei gay: siamo delusi
Il Sinodo dei Vescovi ‘Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione’ si è concluso con la votazione del documento finale di sintesi. I votanti sono 365, incluso il Papa. Per la prima volta hanno espresso il loro voto anche le donne: 54. Il documento di sintesi si compone di quaranta pagine. Celibato dei preti e questione del diaconato femminile restano temi aperti.
Sinodo, dal documento scompare il termine Lgbtq
Nel documento approvato dal Sinodo dei Vescovi con la maggioranza qualificata dei 2/3 è sparito il termine Lgbtq che era invece presente nell’Instrumentum laboris, il canovaccio su quale hanno lavorato i padri e le madri sinodali nelle quattro settimane. Nel testo approvato si parla sempre di orientamento sessuale.
Il testo raccomanda cammini ad hoc per gli omosessuali
Il testo del paragrafo dice che è «riduttivo definire l’identità delle persone a partire unicamente dal loro «orientamento sessuale», e quindi ecco scomparire etichette quali quella Lgbt, ma il paragrafo, nello stesso tempo, offre una chiara apertura all’accompagnamento delle persone omosessuali spingendosi a «raccomandare» cammini ad hoc come ne «esistono già in molte comunità cristiane».
Sinodo, Marrazzo (partito gay Lgbt) si dichiara deluso
Si dice deluso Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito gay Lgbt: “Purtroppo la Chiesa non riesce a modernizzarsi. E mostra di essere sempre troppo conservatrice rispetto ad altre Chiese. Penso all’esempio delle chiese protestanti, ai buddisti, che comunque si sono molto aperti alle nostre tematiche, come a quelle delle donne. Purtroppo la Chiesa non riesce a modernizzarsi e questa secolarizzazione allontana sempre più dalle persone”.
“Per quanto il Papa provi, – osserva – si trova una chiesa più antica. Anche le sue aperture non sappiamo quanto siano veritiere. Il dato di fatto è che la Chiesa si mostra sempre più distante dai cittadini e dalle cittadine e non va incontro a fedeli, tra i quali ci sono anche molte lesbiche e gay, bisessuali e trans”.
“La Chiesa – osserva ancora Marrazzo – dovrebbe poi uscire dalle proprie ipocrisie e contraddizioni interne. Ci si era illusi ci potesse essere un riformismo con Papa Francesco, purtroppo non c’è. Lo stesso Papa ha detto che il Sinodo non è un parlamento facendo capire che alla fine deciderà lui”.
Luxuria: la Chiesa fa passi indietro
Anche Vladimir Luxuria è insoddisfatta. Per lei la Chiesa fa passi indietro. “Noi usiamo Lgbtq come acronimo per semplificare includendo. Anche se non vogliono prendere a prestito il dizionario di noi che abbiamo una certa esperienza, – osserva l’ex parlamentare -spero che affrontino la questione importante che tutti hanno diritto alla fede e che nessuno si deve sentire escluso”.